Cosa mangiare e cosa evitare in una dieta per la Tiroidite di Hashimoto
La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che colpisce la tiroide e che causa ipotiroidismo. Con una dieta adeguata è possibile migliorare la qualità di vita della persona, alleviando i sintomi e riducendo l'infiammazione.

Punti chiave:
- Dieta e tiroidite di Hashimoto: una dieta equilibrata e anti-infiammatoria può supportare la terapia farmacologica nella gestione della tiroidite di Hashimoto. L’obiettivo è ridurre l’infiammazione, prevenire carenze nutrizionali, migliorare la funzionalità intestinale e alleviare i sintomi legati all’ipotiroidismo.
- Alimenti da ridurre: chi soffre di tiroidite di Hashimoto dovrebbe limitare cibi pro-infiammatori come latticini, carni lavorate, zuccheri raffinati, fritti e grassi saturi. È importante ridurre anche le crucifere crude e controllare l’apporto di iodio e selenio per evitare eccessi che possono danneggiare la tiroide.
- Cosa mangiare con la tiroidite di Hashimoto: sono consigliati alimenti ricchi di antiossidanti, omega-3 e grassi insaturi come olio extravergine d’oliva, noci, semi e pesce azzurro. Utile anche un corretto apporto di iodio tramite sale iodato e di selenio con noci del Brasile, legumi e cereali, per sostenere la funzionalità tiroidea e ridurre l’infiammazione.
La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che colpisce la tiroide e che causa ipotiroidismo. Si stima che il 5% della popolazione mondiale soffra di questa patologia autoimmune che si verifica quando gli anticorpi prodotti dall’organismo attaccano il tessuto tiroideo limitandone la secrezione di ormoni.
La tiroidite linfocitaria cronica, o tiroidite di Hashimoto sintomatica, è una condizione in grado di abbassare notevolmente la qualità della vita della persona affetta a causa dell’insorgenza di sintomi come sbalzi d’umore frequenti, stanchezza cronica, problemi di concentrazione e aumento di peso.
Con una dieta adeguata alla tiroidite di Hashimoto si può fornire un valido supporto alla terapia e contenere l’infiammazione, prevenire le carenze nutrizionali, mantenere un peso corporeo adeguato e, in generale, migliorare la qualità di vita della persona.
Dieta per la tiroidite di Hashimoto
Per ridurre l’infiammazione della tiroide, è importante abbinare le eventuali terapie farmacologiche e di integrazione ad una dieta anti-infiammatoria, ricca di prodotti vegetali contenenti polifenoli, antiossidanti e acidi grassi essenziali come ad esempio gli omega-3.
Una dieta specifica per la tiroidite di Hashimoto viene effettuata con l’obiettivo di:
- calmare la produzione di auto-anticorpi da parte del sistema immunitario;
- placare l’infiammazione cronica dell’organismo;
- migliorare la funzionalità intestinale, al fine di ridurre il gonfiore addominale correlato ad alterazioni della flora batterica intestinale.
È fondamentale ricordare che la dieta per la tiroidite di Hashimoto può aiutare ad alleviare i sintomi, ma non può in alcun modo sostituire la terapia e il parere del medico.

Cosa mangiare in una dieta per la tiroidite di Hashimoto
Alcuni degli alimenti da preferire per sfiammare la tiroide sono:
- vegetali ricchi di antiossidanti;
- fonti di grassi Omega-3 e Omega-6 come semi o olio di lino, semi di chia, noci o pesce azzurro;
- condimenti con grassi insaturi (grassi buoni) come l’olio extravergine di oliva a crudo;
- un corretto apporto di iodio, elemento che il corpo non è in grado di auto-produrre, misurabile tramite l’assunzione in dieta di sale iodato, da preferire alle alghe che non garantiscono un apporto preciso di iodio. Basta un cucchiaino raso al giorno per poter raggiungere tranquillamente il fabbisogno di iodio giornaliero. Un eccesso di iodio può rivelarsi tossico per la tiroide;
- il selenio, elemento funzionale per la tiroide, contenuto in alcuni tipi di frutta secca come nelle noci del Brasile, nei legumi e in alcuni cereali e nei funghi.
Alimenti consigliati per la salute della tiroide
Una dieta ricca di alimenti freschi e poco processati, bilanciata che include tutti i macro e micro nutrienti, può aiutare a migliorare la funzione tiroidea, gestire i sintomi della tiroidite di Hashimoto e agire in sinergia con la terapia farmacologica e un corretto stile di vita.
Per le persone con tiroidite di Hashimoto, la salute intestinale dev’essere curata al pari della dieta, al fine di gestire l’infiammazione e regolare il corretto assorbimento dei nutrienti con la dieta e l’integrazione alimentare, funzioni che avvengono per la maggior parte grazie a questo organo.
Spesso chi soffre di una patologia di tipo autoimmune della tiroide presenta anche una condizione di disbiosi intestinale.
La disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione della flora batterica intestinale, o microbiota, si è riscontrata con una forte incidenza in persone affette da tiroidite di Hashimoto, e si è scoperto essere sia un importante fattore di rischio per la sua insorgenza e, se protratta nel tempo, può peggiorare il quadro clinico generale favorendo lo stato infiammatorio dell’organismo.
Una flora batterica ricca di batteri “buoni” lavora in sinergia con il sistema immunitario, sfavorendo la colonizzazione di batteri o altri microrganismi “cattivi” e agevolando l’assorbimento dei macro e micro nutrienti introdotti con gli alimenti e l’integrazione.
Inoltre, un intestino affetto da permeabilità intestinale, condizione in cui la mucosa che ricopre le pareti dell’intestino permette il passaggio di sostanze nocive nell’organismo al posto di espellerle, non si ritrova a svolgere correttamente il suo ruolo di difesa dell’organismo, andando a peggiorare ulteriormente lo stato infiammatorio, che spesso tende a cronicizzare.
Per contrastare la permeabilità intestinale si può agire su più livelli:
- Curare la propria flora batterica intestinale tramite l’integrazione, ma soprattutto introducendo abitudinariamente più cibi fermentati in dieta come yogurt, kefir, verdure fermentate, miso, tempeh etc…
- Curare la propria salute mentale: lo stress è stato rilevato come uno dei fattori di rischio per la disbiosi e la permeabilità intestinale.
- Curare la propria salute fisica con un allenamento adeguato e una corretta idratazione, per favorire la regolarità intestinale e contrastare l’accumulo di tossine.
Cosa mangiare a colazione con la tiroidite di Hashimoto?
Una colazione equilibrata può aiutare a gestire i sintomi della tiroidite di Hashimoto, contenendo lo stato infiammatorio cronico a cui l’organismo è sottoposto.
Alcuni esempi di colazione:
- Smoothie con avena, frutta fresca, bevanda vegetale al riso e scaglie di cocco.
- Omelette a base di uova e verdure con gallette di mais.
- Pane di grano saraceno tostato con avocado e salmone fresco.
- Porridge di quinoa con cannella, semi di lino, noci del Brasile e frutta fresca.
Cosa non mangiare con la tiroidite di Hashimoto?
È consigliabile evitare alimenti che possono peggiorare l’infiammazione cronica innescata dalla produzione degli autoanticorpi contro la tiroide e che possono interferire con la funzione tiroidea. Tra questi troviamo:
- i cibi pro infiammatori come latticini, carni lavorate e insaccati, zuccheri raffinati, cibi con farine raffinate e cibi ricchi di grassi saturi;
- i cibi con effetto gozzigeno come le crucifere crude, che possono interferire con il metabolismo dello iodio, e i nitrati, composti chimici contenuti solitamente nel pesce e nelle carni lavorate.
Alimenti da evitare: cosa fa peggiorare la tiroide?
Alcuni alimenti possono interferire con la funzione tiroidea, aumentando lo stato infiammatorio dell’organismo.
Alcuni alimenti che dovrebbero essere fortemente limitati o evitati sono:
- latticini, anche senza lattosio: poiché non sono gli zuccheri del lattosio a determinare l’infiammazione, ma le caseine, ovvero le proteine del latte;
- cibi ricchi di glutine, per persone che riscontrano sensibilità al glutine;
- cibi ricchi di zuccheri aggiunti;
- alimenti fritti e condimenti ricchi di grassi saturi come burro e varie salse;
- alimenti ricchi di iodio e selenio in eccesso: lo iodio, così come il selenio, sono necessari per la sintesi degli ormoni tiroidei, ma devono essere ben dosati al fine di evitarne la tossicità e gli annessi effetti collaterali;
- crucifere o brassicacee crude: fanno parte di questa categoria di vegetali i cavoli, le rape, i rapanelli e la senape. Questi vegetali da cotti possono comunque essere consumati, mantenendo sempre la varietà nelle fonti vegetali.
Chi soffre di ipotiroidismo può mangiare la pasta?
La pasta può essere consumata, ancor meglio se inserita in pasti bilanciati costruiti sulle necessità della persona, che contengono anche proteine, grassi buoni e una fonte di verdura.
Integrare varianti integrali di pasta, più ricca di fibre rispetto alla pasta con farine raffinate, risulta la scelta più indicata, sia per il minor impatto sulla glicemia che per favorire la corretta funzionalità intestinale.
Per una dieta equilibrata e varia, anche la pasta andrebbe alternata, scegliendo sia varianti a base di cereali che contengono glutine che quelle naturalmente senza glutine, come, ad esempio, la pasta di mais o di grano saraceno.
I cibi processati senza glutine è consigliabile integrarli in dieta solo quando la tiroidite di Hashimoto coesiste con la celiachia.
Chi soffre di tiroidite può mangiare i dolci?
I dolci, in particolare quelli processati ricchi di zuccheri e grassi saturi, dovrebbero essere fortemente limitati in dieta per la persona con tiroidite di Hashimoto, per mantenere un peso corporeo adeguato, evitare di peggiorare lo stato infiammatorio e, di conseguenza, la funzionalità tiroidea.
Nello specifico, l’inserimento in dieta di questi alimenti, in particolare per chi deve raggiungere il normopeso, deve essere regolato da una figura professionale che valuta il quadro clinico generale (indice di massa corporea, malattie preesistenti, esami etc…) e le necessità della singola persona.

Quando rivolgersi al nutrizionista con la tiroidite di Hashimoto?
Al fine di assicurarsi un corretto fabbisogno di nutrienti e, al contempo, una riduzione dello stato infiammatorio, occorre precisare che le indicazioni dietetiche e la costruzione di una dieta settimanale per la tiroidite di Hashimoto devono essere stilate da una figura professionale che terrà conto del quadro clinico generale della persona, valutando:
- gli esami clinici;
- la presenza di terapie sostitutive a supporto degli ormoni tiroidei, come Eutirox;
- eventuali carenze di minerali e micronutrienti (è frequente per persone con tiroidite di Hashimoto il bisogno di integrare vitamine del gruppo B, magnesio, ferro, vitamina C e D, zinco, acidi grassi essenziali, iodio e selenio nei corretti dosaggi);
- altre patologie preesistenti e/o associate alla tiroide.
Ad esempio, è molto comune riscontrare celiachia, ovvero l’intolleranza al glutine, nelle persone con tiroidite di Hashimoto; è quindi importante svolgere uno screening della celiachia al manifestarsi di una patologia tiroidea di tipo autoimmune, al fine di costruire una dieta che possa agire pienamente in sinergia con le cure farmacologiche e l’integrazione, ove presenti.
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Tiroidite di Hashimoto e glutine
Anche se è stato provato che una dieta priva di glutine, proteina presente in molti cereali, può avere effetti antinfiammatori sull’organismo, gli studi ad oggi non indicano che si debba raccomandare questo approccio dietetico a tutti i pazienti con diagnosi di tiroidite di Hashimoto.
Se non si riscontra celiachia in concomitanza alla tiroidite, risulta comunque corretto variare le fonti di carboidrati il più possibile, alternando i cereali, andando a preferire quelli che naturalmente non contengono glutine.
Recenti studi hanno dimostrato che l'eliminazione completa del glutine non influenza il metabolismo e la produzione degli ormoni tiroidei e quindi non ha alcun effetto diretto sul funzionamento della ghiandola tiroidea.
L'implementazione di una dieta senza glutine, proprio come qualsiasi altra dieta di eliminazione, è associata a un maggior rischio di carenze nutrizionali.
I prodotti senza glutine come pasta e prodotti da forno, rispetto alle loro controparti tradizionali, hanno spesso un valore nutrizionale più basso, una percentuale di grassi più elevata e sono spesso soggetti a più processi di lavorazione industriale.
Soia e tiroidite di Hashimoto
I legumi tra cui fagioli, ceci e lenticchie, se assunti con regolarità, anche sotto forma di pasta di legumi, possono essere una buona fonte di proteine, ricchi di fibre e povere di grassi, ideali anche per contenere lo stato infiammatorio, integrare ferro e selenio nella dieta e favorire la regolarità intestinale.
La soia e i suoi derivati come tofu, tempeh, yogurt e bevande vegetali, assunti più o meno con regolarità dalla maggior parte delle persone che seguono una dieta vegana e non solo, non sembrano essere controindicati per chi ha la sindrome di Hashimoto, tuttavia vi sono alcuni accorgimenti da prendere.
Gli isoflavoni, fitonutrienti contenuti in generale nei legumi, ma soprattutto nella soia e nei suoi derivati, non sono causa di ipotiroidismo, se nell’alimentazione quotidiana l’apporto di iodio è adeguato.
Diversi studi sembrano confermare che ci sia un effetto inibitorio delle proteine della soia nell’assorbimento della Levotiroxina quindi la soia non sembrerebbe esercitare alcun effetto sulla tiroide di per sé, ma solo sull’assorbimento dell’Eutirox.
È consigliato quindi assumere l’Eutirox a digiuno almeno a 3 ore di distanza dall’assunzione di alimenti a base di soia.
Tiroidite di Hashimoto e intolleranza al lattosio
L'intolleranza al lattosio in sé non è una malattia autoimmune. È causata dalla deficienza dell'enzima lattasi, necessario per digerire lo zucchero del latte (lattosio) nell'intestino tenue.
Tuttavia, nei pazienti con Hashimoto, l'intolleranza al lattosio è stata riscontrata con una prevalenza superiore rispetto alla popolazione generale. La ragione principale è spesso legata all'ambiente infiammatorio e alle condizioni intestinali associate all'autoimmunità, in particolare al danno ai villi. L'enzima lattasi è infatti prodotto dalle cellule che rivestono la parete dell'intestino tenue (i villi intestinali), in particolare sull'orletto a spazzola. Qualsiasi condizione che causi un danno o un'infiammazione cronica a questa parete intestinale può distruggere temporaneamente le cellule produttrici di lattasi, portando a un'intolleranza al lattosio secondaria o acquisita.
I pazienti con tiroidite di Hashimoto sono più inclini ad avere altre condizioni che possono causare questo danno intestinale come malattia celiachia, SIBO (on Small Intestinal Bacterial Overgrowth) e infiammazione cronica.
Fonti:
- Ovchinnikova, J. (2021, December 2). Ipotiroidismo e dieta: intervenire con l’alimentazione. Veggie Channel.
- Piticchio, T., Frasca, F., Malandrino, P., Trimboli, P., Carrubba, N., Tumminia, A., Vinciguerra, F., & Frittitta, L. (2023). Effect of gluten-free diet on autoimmune thyroiditis progression in patients with no symptoms or histology of celiac disease: a meta-analysis. Frontiers in Endocrinology, 14.
- Ihnatowicz, P., Wątor, P., & Drywień, M. (2021). The importance of gluten exclusion in the management of Hashimoto’s thyroiditis. Annals of Agricultural and Environmental Medicine, 28(4), 558–568. https://doi.org/10.26444/aaem/136523