A causa dell’elevata prevalenza e delle gravi implicazioni sulla salute, la sindrome metabolica rappresenta oggi un serio e crescente problema di salute pubblica. Le comunità medico-scientifiche concordano pienamente sulla necessità di definire e implementare strategie integrate e innovative per contenere e ridurre l’incidenza di questa emergente pandemia metabolica (Saklayen, 2018).
Cos’è la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica è una condizione clinica complessa definita dalla presenza simultanea di diversi fattori di rischio metabolici che aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
Alla base dei disturbi legati alla sindrome metabolica c’è uno stato pro-infiammatorio legato a un alterato metabolismo del glucosio, che a sua volta può portare ad un elevato rischio cardiovascolare.
Quali sono i sintomi della sindrome metabolica?
La sindrome metabolica spesso non presenta sintomi evidenti. Tuttavia, alcuni segni comuni che possono indicarne la presenza sono:
- obesità addominale, che si manifesta con un aumento del grasso nella zona addominale;
- ipertensione, caratterizzata da una pressione sanguigna elevata;
- l’alterazione dei livelli lipidici, con alti livelli di trigliceridi e bassi livelli di colesterolo HDL;
- la resistenza all’insulina, che implica una ridotta capacità delle cellule di rispondere all’insulina.
Un’altra patologia legata al metabolismo e molto diffusa è la gotta.
Cause e fattori di rischio
La sindrome metabolica è causata da una combinazione di fattori sia genetici che acquisiti (McCracken et al., 2018). Alcuni dei principali fattori di rischio includono:
- Storia familiare: una predisposizione genetica può aumentare il rischio;
- Obesità addominale: l’accumulo di grasso viscerale è un fattore determinante nella promozione dell’infiammazione e della resistenza insulinica (che deve essere trattata con una specifica dieta per l’insulino-resistenza) e di conseguenza nella progressione e nella transizione a malattia cardiovascolare e diabete tipo 2;
- Sedentarietà: la mancanza di attività fisica può contribuire alla resistenza insulinica e all’aumento di peso;
- Dieta non equilibrata: un’alimentazione ricca di zuccheri, grassi saturi e carboidrati raffinati aumenta il rischio di sviluppare sindrome metabolica;
- Età: Il rischio aumenta con l’età, in particolare dopo i 45 anni.
Come capire se si ha una malattia metabolica?
A causa delle sfide nel definire criteri chiari e universali, generalmente si ritiene che debbano esistere tre parametri alterati, conformemente alle principali linee guida internazionali, che stabiliscono i seguenti valori limite:
- Circonferenza vita elevata, le cui soglie dipendono dalle popolazioni e dalle definizioni specifiche di ciascun Paese (≥102 cm e ≥88 cm per uomini e donne europei, rispettivamente);
- Trigliceridi nel sangue ≥ 150 mg/dL;
- Colesterolo HDL nel sangue < 40 mg/dL negli uomini e <50 mg/dL nelle donne;
- Pressione arteriosa (BP) ≥ 130/85 mmHg;
- Glicemia a digiuno ≥ 100 mg/dL
Come si cura la sindrome metabolica?
Il trattamento della sindrome metabolica è multifattoriale e mira principalmente a ridurre i singoli componenti della condizione attraverso modifiche dello stile di vita e, se necessario, l’uso di farmaci (Ambroselli et al., 2023):
- Dieta equilibrata: seguire una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre, limitando l’assunzione di zuccheri e grassi saturi. Sono infatti sconsigliate diete come la dieta dissociata;
- Attività fisica: praticare regolarmente esercizio fisico, come camminare, correre o fare attività aerobiche per almeno 30 minuti al giorno.
- Perdita di peso: ridurre il peso corporeo può migliorare significativamente i sintomi della sindrome metabolica, ad esempio più aiutare ad abbassare la pressione sanguigna;
- Cessazione dell’abitudine al fumo;
- Farmaci: possono essere prescritti dal medico per trattare specifici fattori di rischio, come ipertensione, dislipidemia o iperglicemia.
Come dimagrire con la sindrome metabolica?
La perdita di peso è un passo cruciale nella gestione della sindrome metabolica per migliorare la sensibilità insulinica e ridurre il rischio di complicazioni ad essa associate. Alcuni consigli utili includono:
- Ridurre le porzioni: mangiare porzioni più piccole per ridurre l’apporto calorico;
- Adottare una dieta equilibrata: prevedere il consumo regolare di alimenti come frutta, verdura, legumi e cereali integrali ricchi di fibre.
- Esercizio fisico: integrare l’attività fisica nella routine quotidiana, scegliendo esercizi che piacciono e che sono sostenibili a lungo termine;
- Monitorare l’apporto calorico: utilizzare app o diari alimentari per tenere traccia delle calorie consumate.
Programmi strutturati di dieta e attività fisica, eventualmente supervisionati da professionisti, possono essere efficaci nel raggiungere questo obiettivo.
Cosa non mangiare con la sindrome metabolica?
Per gestire al meglio la sindrome metabolica, è anche importante evitare o limitare alcuni alimenti (Ambroselli et al., 2023):
- Zuccheri aggiunti: evitare bevande zuccherate, dolci e cibi ad alto contenuto di zuccheri;
- Grassi saturi e trans: limitare il consumo di carne rossa, burro, formaggi, alimenti fritti, fast food e prodotti da forno industriali;
- Sale: limitarne l’utilizzo a vantaggio di erbe e spezie da cucina e ridurre il consumo di cibi conservati e processati;
- Carboidrati raffinati: ridurre l’assunzione di pane bianco, pasta e riso raffinato, preferendo invece cereali integrali;
- Alcol: limitare il consumo di alcol, che può aumentare i livelli di trigliceridi e contribuire all’aumento di peso.
Questi accorgimenti con il monitoraggio regolare da parte di professionisti qualificati, possono aiutare le persone affette da questa condizione a migliorare la loro salute metabolica e ridurre il rischio di gravi malattie croniche.
Fonti:
- Saklayen, 2018
- McCracken et al., 2018
- Ambroselli et al., 2023
Manuela Amato è una nutrizionista specializzata in pazienti cardiopatici.
Laureata in Alimentazione e Nutrizione Umana, ha sei anni di esperienza presso il Centro Cardiologico Monzino-IRCCS di Milano.
Ha conseguito un Dottorato in Terapie Avanzate Biomedico-Chirurgiche e continua a formarsi per mantenere aggiornate le sue competenze nel campo nutrizionale.