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Paura di ingrassare: come combatterla

Vediamo cosa significa davvero ingrassare e come affrontare la paura di prendere peso.

Paura di ingrassare

La paura di ingrassare può influenzare in modo significativo la qualità della vita di molte persone, portando a comportamenti alimentari disordinati e a preoccupazioni costanti per il peso corporeo. In un’epoca in cui l’immagine corporea è spesso associata a ideali estetici rigidi, questa paura può diventare debilitante, causando ansia, stress e persino problemi di salute fisica e disturbi alimentari.

Comprendere meglio il funzionamento del corpo e del peso può aiutare a liberarsi da queste paure, adottando uno stile di vita sano che metta al centro il benessere complessivo, piuttosto che il numero sulla bilancia. Sviluppare buone abitudini, accettare il proprio corpo e sfatare i falsi miti sono passi fondamentali per costruire una relazione più serena con sè stessi e con il proprio aspetto fisico.

Cosa significa davvero ingrassare?

Ingrassare significa accumulare tessuto adiposo nel corpo, il che avviene quando si introduce un surplus di calorie rispetto a quelle bruciate. Questo surplus calorico viene immagazzinato sotto forma di grasso, che funge da riserva energetica e che si traduce in un aumento di peso sulla bilancia.

Tuttavia, questo concetto può essere più complesso di quanto sembri. L’aumento di peso, infatti, non corrisponde necessariamente all’aumento di grasso corporeo. Il peso del nostro corpo è influenzato da una serie di fattori, tra cui la massa muscolare, la quantità di liquidi presenti nel corpo, e anche la digestione.

Talvolta alcuni individui necessitano di “ingrassare” per motivi medici o per aumentare la propria massa muscolare. In questo caso, un professionista può prescrivere una dieta bilanciata raggiungere i propri obiettivi senza incorrere nel rischio di accumulare grasso corporeo.

Alimentazione sana

Differenza con solo aumento di peso

Non tutti i cambiamenti di peso riflettono un vero e proprio ingrassamento. Ci sono numerosi fattori che possono far aumentare il numero sulla bilancia senza che ciò significhi un incremento del grasso corporeo:

  • Ritenzione idrica: l’accumulo di liquidi nel corpo può causare un aumento di peso temporaneo. Questo fenomeno può essere influenzato da fattori come l’assunzione eccessiva di sodio, cambiamenti ormonali o l’infiammazione.
  • Aumento di massa muscolare: quando si pratica attività fisica regolare, in particolare allenamento con i pesi, è possibile aumentare la massa muscolare. La massa muscolare a parità di volume, pesa più del grasso, quindi è normale che una persona possa vedere un aumento di peso anche se sta migliorando la composizione corporea, riducendo il grasso e aumentando il muscolo.
  • Digestione: il cibo e i liquidi ingeriti pesano e influenzano temporaneamente il peso corporeo. A seconda di quando ci si pesa, il peso può variare in base a quanto si è mangiato o bevuto, o se il corpo ha già eliminato gli scarti della digestione.

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Perché si ha paura di ingrassare?

La paura di ingrassare può derivare da vari fattori culturali, sociali e psicologici. Viviamo in una società che spesso associa la magrezza a concetti di bellezza, successo e autostima, mentre l’aumento di peso viene percepito in modo negativo. Alcune delle ragioni principali per cui si sviluppa questa paura includono:

  • Pressioni sociali: i media e i social network promuovono spesso ideali di bellezza irrealistici, che privilegiano corpi estremamente magri. Questo può creare un senso di inadeguatezza, spingendo le persone a temere di ingrassare per non sentirsi all’altezza di questi standard.
  • Esperienze personali: le esperienze negative legate al peso, come il bullismo, i commenti offensivi o le critiche da parte di familiari o amici, possono rafforzare la paura di ingrassare. Molte persone sviluppano ansia riguardo al proprio peso a causa di traumi passati o giudizi esterni.
  • Problemi psicologici: la paura di ingrassare è strettamente collegata a disturbi alimentari come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata, dove l’ossessione per il peso e la forma del corpo è alla base. Anche disturbi d’ansia o dell’umore possono contribuire ad amplificare queste preoccupazioni.

Come comportarsi

Superare la paura di ingrassare richiede un cambiamento di mentalità e l’adozione di abitudini sane. È importante comprendere che il peso corporeo è solo un aspetto della salute e che focalizzarsi esclusivamente su di esso può essere controproducente. Ecco alcuni consigli su come comportarsi per gestire questa paura.

Cosa fare

  1. Adottare una visione globale della salute: la salute non si misura solo in termini di peso. Concentrarsi su abitudini sane come una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare, il sonno adeguato e la gestione dello stress è molto più importante. Un corpo sano può avere diverse forme e dimensioni.
  2. Sviluppare un’immagine positiva del proprio corpo: accettare il proprio corpo è un passo fondamentale per ridurre l’ansia legata al peso. Praticare la gratitudine verso ciò che il corpo può fare, piuttosto che concentrarsi solo sul suo aspetto, può aiutare a costruire una migliore autostima.
  3. Evitare il confronto con gli altri: ogni corpo è diverso e confrontarsi costantemente con gli altri può alimentare l’insoddisfazione. Concentrarsi su sè stessi e sui propri obiettivi di salute, piuttosto che sugli standard altrui, può ridurre la pressione psicologica.
  4. Educarsi sulla nutrizione: spesso la paura di ingrassare deriva da una scarsa conoscenza della nutrizione. Capire come funzionano le calorie, i macronutrienti e il metabolismo può aiutare a sviluppare una relazione più equilibrata con il cibo e ridurre l’ansia legata all’alimentazione.
  5. Affidarsi a professionisti: se la paura di ingrassare diventa debilitante, è importante cercare l’aiuto di un professionista, come uno psicologo o un nutrizionista. Terapie cognitive-comportamentali o un piano alimentare personalizzato possono essere strumenti efficaci per gestire questa paura.
Educarsi sulla nutrizione

Falsi miti sull’ingrassare

Esistono numerosi miti che contribuiscono a mantenere viva la paura di ingrassare. Ecco alcuni dei più comuni:

  1. La pasta fa ingrassare? Non è il consumo di pasta a far ingrassare, ma piuttosto un eccesso di calorie rispetto al fabbisogno. I carboidrati sono una fonte importante di energia, e non dovrebbero essere evitati. In una dieta bilanciata, il loro consumo non porta automaticamente ad un aumento di peso.  
  2. Consumare frutta secca fa ingrassare? La frutta secca è calorica, ma è anche ricca di nutrienti essenziali come acidi grassi omega-3, fibre e proteine. Consumata in quantità moderate non porta all’ingrassamento; al, contrario può favorire il controllo del peso e la salute metabolica.
  3. Acqua e limone la mattina fanno dimagrire? Nonostante sia un trend popolare, bere acqua e limone al mattino non ha alcun effetto diretto sulla perdita di peso. Questa bevanda è rinfrescante e ricca di vitamina C, ma non possiede proprietà dimagranti miracolose. La perdita di peso si ottiene esclusivamente con una dieta equilibrata e un deficit calorico.
  4. L’ananas brucia i grassi? L’ananas è spesso considerato un brucia grassi naturale grazie alla presenza dell’enzima bromelina, ma non ci sono prove scientifiche che dimostrino la sua capacità di bruciare i grassi. L’ananas è un frutto povero di calorie e ricco di fibre ed acqua, che possono aumentare la sensazione di sazietà. Per questo motivo è un’ottima scelta da includere in una dieta equilibrata per favorire la perdita di peso.
  5. La dieta senza glutine da dimagrire? Molti credono che seguire una dieta senza glutine possa favorire la perdita di peso, ma non esistono prove scientifiche solide a supporto di questa idea per chi non ha intolleranze o malattie legate al glutine. Spesso, i prodotti senza glutine sono addirittura più elaborati e possono contenere zuccheri aggiunti o grassi saturi per migliorarne il sapore e la consistenza. La chiave per dimagrire rimane sempre una dieta equilibrata e un adeguato apporto calorico, piuttosto che l’esclusione di un singolo gruppo alimentare senza una reale necessità.

FONTI:

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