La gastrite è un’infiammazione della mucosa che riveste lo stomaco. Può essere acuta o cronica.
Che cos’è la gastrite?
La gastrite è un’irritazione della mucosa gastrica, ovvero il rivestimento interno dello stomaco. La mucosa gastrica ha due funzioni:
- Secernere i succhi gastrici, necessari per la digestione;
- Produrre il muco protettivo che consente allo stomaco di non venire danneggiato dai processi digestivi.
Quando la mucosa gastrica si irrita o si infiamma, perde questo strato protettivo di muco rendendo le pareti dello stomaco vulnerabili all’azione degli succhi gastrici, causando dolore, bruciore e, nei casi più gravi, sanguinamento o ulcere.
Tipi di gastrite
Distinguiamo solitamente due tipologie di gastrite:
- Gastrite acuta. Intensa e improvvisa, ma, solitamente, di breve durata;
- Gastrite cronica. A comparsa graduale e caratterizzata da una sintomatologia più lieve, ma dalla durata più lunga. Se non trattata adeguatamente, il paziente può sperimentare ricadute anche importanti.
Inoltre, a seconda della gravità, la gastrite si divide in:
- Gastrite non erosiva. Senza la formazione di ferite. È la forma meno grave e più comune;
- Gastrite erosiva. È una forma meno comune, ma più grave. Si tratta sostanzialmente di una forma di gastrite acuta, con la formazione di ferite e ulcere
Cause comuni della gastrite
Come accennavamo, la gastrite è causata dall’indebolimento della mucosa interna dello stomaco, che perdendo il proprio strato protettivo diviene vulnerabile all’azione degli acidi gastrici.
Non esiste una risposta univoca al perché venga la gastrite.
Tale indebolimento infatti può essere causato da diversi fattori:
- L’Helicobacter pylori. Si tratta di un batterio che può infettare lo stomaco. Spesso l’infezione da Helicobacter pylori risulta essere asintomatica, tuttavia in altri casi può causare disturbi come, appunto, gastrite, reflusso gastroesofageo, inappetenza con conseguente perdita di peso, sensazione di gonfiore e difficoltà nei processi digestivi;
- Stile di vita e alimentazione errati. Comportamenti come l’abuso di alcol e tabacco, una dieta squilibrata ricca di alimenti irritanti come caffeina, cibi grassi, bevande eccessivamente zuccherate, e porzioni eccessive, sono tutti fattori che aumentano il rischio di sviluppare la gastrite. Anche chi segue una dieta vegana può incorrere in tale disturbo;
- Assunzione di determinati farmaci. Alcuni farmaci, ad esempio gli antinfiammatori non steroidei (FANS), possono contribuire all’indebolimento della mucosa gastrica e favorire l’insorgere della gastrite;
- Stress e ansia. Causano quella che, in gergo comune, viene chiamata gastrite nervosa. Solitamente questi stati emotivi intensi, se perdurano nel tempo, possono causare un aumento nella produzione dei succhi gastrici. Questi ultimi, se presenti in eccesso, arrivano a indebolire e poi a corrodere la mucosa gastrica;
- Malattie e disturbi autoimmuni. La gastrite è spesso collegata a malattie alimentari, oppure a disturbi autoimmuni come il diabete di tipo 1, oppure la celiachia, o, ancora, condizioni come l’ipermetabolismo. La cosiddetta gastrite atrofica autoimmune è a sua volta un disturbo autoimmune, causata da un’ aggressione delle pareti dello stomaco da parte del sistema immunitario (Rodriguez-Castro et al., 2018).
Sintomi della gastrite
Tra i sintomi più comuni della gastrite cronica o acuta ricordiamo:
- Bruciore allo stomaco più o meno intenso, solitamente localizzato nell’area della “bocca dello stomaco”. È uno dei sintomi più comuni dello stomaco infiammato, e può comparire a digiuno, oppure a poca distanza dai pasti;
- Sensazione ingiustificata di pienezza gastrica dopo i pasti;
- Alitosi;
- Meteorismo e/o flatulenza;
- Nausea e/o vomito;
Occorre tenere presente che la gastrite può rappresentare a propria volta un sintomo di diverse patologie metaboliche, come la sindrome metabolica. Può inoltre manifestarsi in presenza di intolleranze alimentari.
In caso di dubbio, è fondamentale consultare il proprio medico per evitare un peggioramento della condizione. Il medico potrà consigliare esami diagnostici specifici, come il test del respiro, e proporre le strategie più appropriate per gestire il problema.
Complicazioni della gastrite non trattata
Quando preoccuparsi in caso di gastrite? In caso di dubbio, e qualora i sintomi di una forte gastrite perdurino per più di qualche giorno, oppure in presenza di dolori estremamente forti o sangue nel vomito e/o nelle feci, è necessario rivolgersi ad un medico.
Difatti, se non trattata adeguatamente, la gastrite può causare:
- Ulcere (ferite) alle pareti dello stomaco;
- Formazione di polipi (escrescenze) sulle pareti dello stomaco;
- In alcuni casi più gravi, tumori benigni o maligni (Veronesi et al., 1958).
Diagnosi della gastrite
L’unica figura professionale in grado di diagnosticare la gastrite è il medico.
Quest’ultimo si accerterà della sintomatologia del paziente, farà domande mirate riguardo eventuali farmaci assunti, abitudini alimentari ed eventuali comportamenti a rischio, come il consumo di tabacco. Se necessario, procederà con ulteriori esami.
Esistono diverse procedure per la diagnosi della gastrite. Tra le più comuni, ricordiamo:
- Gastroscopia. Tramite uno strumento chiamato gastroscopio, ovvero un piccolo tubo che viene inserito nella bocca, il medico può “vedere” all’interno di alcuni organi dell’apparato gastrointestinale, in questo caso per constatare o meno la presenza di ulcere, polipi o altre alterazioni della mucosa gastrointestinale.
Qualora lo ritenga necessario, il medico potrà eseguire una biopsia, ovvero raccogliere dei campioni di tessuto; - Esami delle feci. Il medico potrà ritenere necessario richiedere un campione di feci del paziente, per verificare la presenza di eventuali infezioni;
- Urea Breath Test, o test del respiro. È un test non invasivo, che consiste nella raccolta di campioni di aria espirata dal paziente, a seguito della somministrazione di una particolare soluzione contenente dell’urea marcata. Se nello stomaco dovesse essere presente il batterio Helicobacter pylori, l’urea verrebbe scissa in anidride carbonica e ammoniaca. La rilevazione di anidride carbonica nell’aria espirata conferma la presenza dell’infezione;
- Analisi del sangue;
- Radiografia al sistema digestivo superiore.
Anche se gastrite ed esofagite sono tutte e due condizioni infiammatorie non vanno confuse: esse coinvolgono parti diverse del tratto gastrointestinale.
Opzioni di trattamento per la gastrite
Le opzioni di trattamento possibili e le cure per la gastrite sono diverse e vanno valutate attentamente dal medico sulla base della gravità e delle cause sottostanti la gastrite stessa.
Qualora la gastrite sia di origine batterica, il medico potrà ritenere necessaria la somministrazione di antibiotici, combinati a farmaci che consentano di proteggere la mucosa gastrica per permetterne la rigenerazione.
Nel caso, invece, la gastrite fosse causata da dieta sbilanciata e/o abitudini dannose come tabagismo o alcolismo, la terapia potrebbe rivelarsi relativamente più “semplice”, e consisterà principalmente nell’abbandono o nella forte riduzione delle abitudini errate. Qualora il medico dovesse ritenerlo necessario, si potrà accompagnare il tutto all’uso di gastroprotettori o altri farmaci, oppure integratori specifici che attenuino il dolore.
Ovviamente queste sono solo indicazioni generali, e non sostituiscono in alcun modo il parere o la valutazione di un professionista.
Dieta e nutrizione per la gastrite
Come abbiamo avuto modo di constatare, la dieta e l’alimentazione giocano un ruolo fondamentale nel trattamento della gastrite.
In generale, una dieta ben bilanciata e abitudini alimentari sane possono contribuire a ridurre l’eventuale insorgere di un’infiammazione dello stomaco.
Alcune buone abitudini da seguire per evitare l’insorgere della gastrite sono:
- Bere adeguate quantità di acqua, almeno due litri al giorno;
- Evitare pasti troppo abbondanti, dividendo l’alimentazione giornaliera in tre pasti principali e due spuntini. Il digiuno prolungato, infatti, favorisce l’insorgere dell’acidità di stomaco;
- Masticare a lungo e consumare i pasti in un ambiente rilassato, per favorire la digestione;
- Seguire una dieta bilanciata, senza eccedere con i cibi ad elevato contenuto di grassi. Anche qualora si abbia la necessità, stabilita da un medico, di seguire una dieta iper-calorica o a basso contenuto di carboidrati, è necessario rivolgersi ad un professionista della nutrizione che possa indicare gli alimenti più adatti.
Alimenti da evitare con lo stomaco infiammato
Esistono, altresì, cibi che dovremmo limitare o evitare del tutto se abbiamo lo stomaco infiammato.
Tra questi:
- Alimenti e/o condimenti molto grassi;
- Carni rosse e insaccati;
- Fritture;
- Caffè e, più in generale, alimenti contenenti caffeina;
- Alcolici e superalcolici;
- Spezie e condimenti piccanti;
- Dolciumi e creme.
Fonti:
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- Sipponen, P. (1997). Helicobacter pylori gastritis—Epidemiology. Journal of Gastroenterology, 32(2), 273–277. https://doi.org/10.1007/bf02936382
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- Rodriguez-Castro, K. I., Franceschi, M., Miraglia, C., Russo, M., Nouvenne, A., Leandro, G., Meschi, T., Angelis, G. L. D., & Di Mario, F. (2018). Autoimmune diseases in autoimmune atrophic gastritis. PubMed, 89(8-S), 100–103. https://doi.org/10.23750/abm.v89i8-s.7919
- Serafini, F. (1959). Gastriti Croniche e Cancro Dello Stomaco. Tumori Journal, 45(6), 823–836. https://doi.org/10.1177/030089165904500605
- Veronesi, U., Peruzzotti, R., Antonelli, A., & Pellegris, G. (1958). I Tumori Benigni Dello Stomaco: Considerazioni su 27 casi personali. Tumori Journal, 44(6), 469–496. https://doi.org/10.1177/030089165804400602
Articolista e copywriter con oltre dieci anni di esperienza. Appassionata riguardo il settore della nutrizione.