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Intolleranza glucidica o prediabete, cos’è?

L’intolleranza glucidica, spesso anche definita prediabete, è una condizione di alterazione dei livelli di glucosio nel sangue, che spesso sfocia in diabete o altre malattie.

Intolleranza glucidica

L’intolleranza glucidica, spesso anche definita prediabete, è una condizione di alterazione dei livelli di glucosio nel sangue, che spesso sfocia in diabete o altre malattie.

Cos’è l’intolleranza glucidica o prediabete? definizione

L’intolleranza glucidica viene anche chiamata prediabete poiché spesso – anche se non sempre – è una condizione che sfocia in diabete di tipo 2 o altre malattie. Si tratta in sostanza di un’alterazione dei livelli di glucosio nel sangue, non pericolosa di per sé ma campanello d’allarme per via delle sue possibili evoluzioni.

In caso di comportamenti a rischio, sintomi o familiarità è dunque essenziale indagare il tutto con l’aiuto di un medico, per prevenire l’evoluzione dell’intolleranza al glucosio e riportare il glucosio ai livelli normali. 

Va inoltre tenuto presente che il termine prediabete può risultare fuorviante: sebbene una simile condizione sia collegata a dei rischi maggiori di sviluppare il diabete, non sempre sfocia nella malattia, soprattutto se tenuta sotto controllo e trattata in tempo.

Quali condizioni possono essere considerate intolleranza al glucosio?

In realtà, quando parliamo di intolleranza al glucosio ci possiamo riferire a diverse condizioni, tutte accomunate da livelli di glucosio nel sangue superiori al normale.

In particolare, possiamo dividerle in:

  • Alterata glicemia a digiuno, anche detta IFG. Condizione che si verifica quando i livelli di glucosio nel sangue sono sì superiori a normale, ma, appunto, durante il digiuno.  I valori non sono, in questa fase, abbastanza elevati da venire considerati diabete;
  • Alterata tolleranza al glucosio, anche detta IGT. Condizione che si verifica quando la quantità di glucosio nel sangue risulta più elevata rispetto al normale, non solo durante i periodi di digiuno. Anche in questa fase i valori non sono sufficientemente elevati da venire considerati diabete;
  • Prediabete. Condizione che comprende sia glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue) ridotta a digiuno, sia ridotta tolleranza all’ingestione di glucosio. Si verifica poiché il pancreas produce più insulina rispetto al normale, il che a lungo andare porta a delle difficoltà nel produrre insulina e a un conseguente aumento della glicemia;
  • Diabete di tipo 2. Si tratta della forma di diabete più comune, e avviene quando i valori glicemici sono alti in maniera cronica.

Come funziona l’intolleranza glucidica?

Come funziona e da cosa è causata esattamente l’intolleranza glucidica?

Normalmente, i livelli di glucosio nel sangue vengono regolati da insulina e glucagone, due ormoni.

Durante i periodi di digiuno, soprattutto se prolungato sopra le otto ore, il fegato produce il glucosio. Dopo mangiato, i livelli di glucagone diminiuscono, e quelli dell’insulina, prodotta dal pancreas, aumentano, fermando quindi la produzione di glucosio.

Quando il pancreas non funziona in maniera corretta, e dunque l’insulina non viene prodotta correttamente, i livelli di glucosio nel sangue vengono “sballati”, aumentano ed emerge l’intolleranza al glucosio nelle manifestazioni descritte nel paragrafo precedente.

L’intolleranza glucidica differisce dunque dalle comuni intolleranze alimentari, come l’intolleranza al lattosio, e altrettanto non è possibile definirla un’allergia.

Intolleranza al glucosio: i sintomi

Individuare l’intolleranza al glucosio può essere piuttosto insidioso, poiché spesso si presenta come asintomatica.

Quando invece si presentano, i più comuni sintomi di intolleranza al glucosio sono:

  • Sensazione di affaticamento persistente;
  • Visione appannata;
  • Senso di fame anomalo e superiore al normale;
  • Pelle leggermente più scura in alcuni punti, in particolare collo e ascelle;
  • Sensazione di sete più frequente e anomala rispetto al normale;
  • Bisogno di urinare più frequente rispetto al normale.

Questi sintomi, sebbene rappresentino dei campanelli d’allarme importanti, spesso si presentano in maniera particolarmente lieve, tanto da non venire notati. Inoltre, si tratta di una sintomatologia presente in diversi altri disturbi – l’intolleranza al glutine o la sensibilità al lievito, ad esempio -, e non sempre, quindi, il prediabete viene riconosciuto immediatamente come causa.

In caso di dubbio, soprattutto in presenza dei fattori di rischio che descriveremo tra poco, è essenziale rivolgersi ad un medico che possa effettuare i test necessari per ottenere una diagnosi precisa.

La diagnosi: come capire se si è intolleranti al glucosio?

Per capire se si soffre di ridotta tolleranza al glucosio è necessario sottoporsi a specifici test, tra i quali:

  • Misurazione della glicemia a digiuno. Si tratta, appunto, della misurazione dei livelli di glucosio nel sangue, a seguito di un periodo di digiuno di almeno otto ore;
  • Misurazione dell’emoglobina glicata (HbA1c). Si tratta della misurazione media dei livelli di glucosio nel sangue nei tre mesi precedenti. Difatti, in presenza di prediabete, i valori dell’ emoglobina glicata risulterebbero maggiori rispetto al normale, in quanto indicherebbero alta presenza di glucosio nel sangue;
  • Test orale di tolleranza al glucosio, o OGTT. Si tratta di un prelievo sanguigno effettuato dopo un digiuno di almeno otto ore, confrontato con un secondo prelievo (o più prelievi successivi) dopo l’assunzione, da parte del paziente, di una bevanda contenente glucosio. Se la glicemia è particolarmente alta e supera determinati valori si è in presenza di intolleranza al glucosio. Questo test viene utilizzato anche per la diagnosi del diabete.

Fattori di rischio dell’intolleranza al glucosio

Esistono ovviamente alcuni fattori di rischio che occorre tenere presenti, e che aumenterebbero le probabilità di sviluppare intolleranza glucidica

Tra questi:

  • Età. Un’età superiore ai 45 anni aumenterebbe il rischio di sviluppare l’intolleranza al glucosio;
  • Obesità, sovrappeso e/o eccesso di grasso addominale;
  • Alti livelli di colesterolo nel sangue;
  • Pressione sanguigna elevata;
  • Stile di vita errato, con poca attività fisica e dieta sbilanciata.

Anche alcune condizioni di salute preesistenti aumentano il rischio di sviluppare l’intolleranza. Ad esempio, il cosiddetto diabete gestazionale e la sindrome dell’ovaio policistico.

Sono a rischio di prediabete?

Qualora si sia esposti a uno o più di questi fattori di rischio è opportuno consultare uno specialista, soprattutto se si hanno oltre i 45 anni – età in cui il rischio di sviluppare l’intolleranza glucidica aumenterebbe.

Come abbiamo visto, infatti, i sintomi talvolta si presentano in maniera lieve, o sono addirittura assenti. 

Un medico sarà dunque in grado di valutare se si è soggetti a rischio di sviluppare intolleranza al glucosio, di prescrivere i test diagnostici adeguati e di accompagnare eventualmente il paziente nel trattamento del disturbo.

Sono a rischio di diabete?

La differenza principale tra diabete e intolleranza al glucosio sta nei livelli di glucosio nel sangue, che nel diabete sono più alti. Inoltre, il diabete è una malattia cronica, mentre l’intolleranza glucidica indica “semplicemente” un’alterazione nei livelli di glucosio nel sangue.

Detto questo, come sapere se sono a rischio di diabete? Tra i fattori di rischio, ricordiamo:

  • Presenza di intolleranza al glucosio;
  • Predisposizione genetica: avere un familiare stretto con il diabete aumenterebbe la probabilità di svilupparlo;
  • Obesità, sovrappeso e/o eccesso di grasso addominale;
  • Stile di vita errato, con poca attività fisica e dieta sbilanciata;
  • Si è sofferto di diabete gestazionale;
  • Si soffre di ipertensione;
  • Si hanno alti livelli di trigliceridi nel sangue.

Intolleranza glucidica in gravidanza

Una condizione di intolleranza glucidica in gravidanza può essere rischiosa, poiché aumenta il rischio di sviluppare il cosiddetto diabete gestazionale. Di cosa si tratta?

Il diabete gestazionale è un disturbo che, come suggerisce il nome, colpisce esclusivamente le donne durante la gravidanza, ed è causato da un forte accumulo di glucosio nel sangue.

Quest’ultimo può essere causato da insulinoresistenza (incapacità delle cellule del corpo di utilizzare l’insulina in maniera efficiente) e/o dal pancreas che non produce insulina a sufficienza.

Soprattutto dopo i 35 anni di età è dunque essenziale misurare regolarmente i valori di glucosio nel sangue durante la gestazione, per evitare di sviluppare il diabete gestazionale che può comportare serie complicazioni sia per la donna, sia per il feto.

Come prevenire intolleranza glucidica?

Nella maggior parte dei casi, per prevenire l’intolleranza glucidica è sufficiente condurre uno stile di vita sano, fare esercizio fisico regolarmente e seguire una dieta equilibrata.

Anche sottoporsi a test e analisi periodiche, tenendo sotto controllo il colesterolo e gli altri fattori di rischio, può prevenire efficacemente l’insorgere di tale disturbo.

Come curare intolleranza al glucosio

L’intolleranza al glucosio, se “scoperta” in tempo, può essere curata. La buona notizia è che spesso è sufficiente apportare delle modifiche al proprio stile di vita.

In particolare:

  • Praticare attività fisica in maniera regolare, e adeguata per la propria età e il proprio stato di salute;
  • Adottare una dieta equilibrata e sana, a basso contenuto di grassi saturi;
  • Abbandonare eventuali abitudini errate, tra cui il tabagismo e un consumo eccessivo di alcolici. Qualora necessario, il medico potrebbe inoltre suggerire di perdere il peso in eccesso.

Alimentazione, tra prediabete o alterata glicemia a digiuno: cosa mangiare?

Dunque, cosa mangiare e cosa non mangiare in presenza di intolleranza al glucosio?

Alcuni accorgimenti che si possono seguire sono i seguenti:

  • Adottare una dieta sana e bilanciata, che fornisca nelle giuste quantità tutti i macronutrienti essenziali;
  • Limitare l’assunzione di grassi saturi, che vanno ad aumentare i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) nel sangue e a diminuire i livelli di colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo “buono”);
  • In particolare, limitare l’assunzione di carni rosse, fritture, snack confezionati, dolciumi e latticini;
  • Limitare l’assunzione di alimenti ricchi di zuccheri aggiunti;
  • Limitare l’assunzione di bevande alcoliche.

Qualora si soffra di alterata glicemia a digiuno un professionista della nutrizione sarà in grado di prescrivere una dieta adatta a tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue.

L’importanza dell’attività fisica per curare l’intolleranza al glucosio

Anche svolgere attività fisica, come abbiamo visto, può rappresentare un validissimo aiuto nel prevenire o nel “curare” l’intolleranza al glucosio. È tuttavia importante svolgerla in maniera adeguata alla propria età e al proprio stato di salute: sforzi eccessivi possono risultare controproducenti e causare più danni che benefici. Anche in questo, è utile consultarsi con il proprio medico.

L’utilizzo di farmaci nel trattamento dell’intolleranza al glucosio

Solamente un medico può prescrivere eventuali farmaci utili al trattamento dell’intolleranza glucidica, e si sconsiglia assolutamente il loro impiego senza che siano stati regolarmente prescritti.

Fonti:

  • Bansal, N. (2015). Prediabetes diagnosis and treatment: A review. World Journal of Diabetes, 6(2), 296. https://doi.org/10.4239/wjd.v6.i2.296
  • Aroda, V. R., & Ratner, R. (2008). Approach to the Patient with Prediabetes. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 93(9), 3259–3265. https://doi.org/10.1210/jc.2008-1091
  • Aroda, V. R., & Ratner, R. (2008). Approach to the Patient with Prediabetes. The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 93(9), 3259–3265. https://doi.org/10.1210/jc.2008-1091