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Chetoacidosi: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

La chetoacidosi è una condizione metabolica che si può verificare nei soggetti diabetici a seguito di una carenza importante di insulina.

La chetoacidosi è una condizione metabolica che si può verificare nei soggetti diabetici a seguito di una carenza importante di insulina.

Cos’è la chetoacidosi

La chetoacidosi è una condizione metabolica che si può verificare nei soggetti diabetici a seguito di una carenza importante di insulina, con l’organismo che non riesce ad utilizzare correttamente il glucosio. Per ottenere energia, l’organismo scompone i grassi, causando la produzione di acidi (i cosiddetti chetoni) che iniziano ad accumularsi nel sangue.

Tale accumulo rende il sangue acido, portando ad uno stato chiamato appunto chetoacidosi, che va trattato adeguatamente e tempestivamente.

La forma più comune di chetoacidosi è la cosiddetta chetoacidosi diabetica (CAD). Può manifestarsi sia in pazienti affetti da diabete di tipo 1, sia in pazienti affetti da diabete di tipo 2.

Cos’è la chetoacidosi diabetica 

La chetoacidosi diabetica è, come accennato, una complicanza del diabete, che si manifesta quando, in mancanza di insulina l’organismo scompone i grassi invece degli zuccheri per ottenere energia, rendendo acido il sangue per via della produzione di chetoni.

La chetoacidosi è più frequente nei pazienti con diabete di tipo 1, soprattutto se non adeguatamente trattata, ma può manifestarsi anche nei pazienti affetti da diabete di tipo 2, in particolare in condizioni di forte stress fisico. 

Vi è poi la cosiddetta chetoacidosi euglicemica, che può verificarsi in casi particolari e anche senza elevati livelli di glicemia, ad esempio a seguito di abuso di alcol, cirrosi o come effetto collaterale di determinati farmaci (Falcetta et al., 2019).

Cause

Come abbiamo accennato, la causa principale di chetoacidosi è la mancanza o presenza insufficiente di insulina

L’insulina è l’ormone che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule, per poi venire utilizzato come energia. In mancanza di insulina, l’organismo utilizza i grassi come fonte di energia, producendo i chetoni che, accumulandosi nel sangue e nelle urine, causano la chetoacidosi.

Dunque, tra le principali cause di chetoacidosi possiamo ricordare:

  • Problematiche con la terapia insulinica nei pazienti diabetici. La chetoacidosi può verificarsi qualora il paziente dimentichi la somministrazione regolare di insulina, oppure qualora la dose non sia sufficiente. Oppure, ancora, qualora la terapia non sia stata ancora prescritta, ad esempio qualora il paziente non sappia di aver sviluppato il diabete;
  • Malattie o infezioni, che possono causare l’aumento nella produzione di ormoni quali il cortisolo e l’adrenalina, che vanno ad inibire gli effetti dell’insulina. Il Covid-19, ad esempio, può causare la chetoacidosi (Goldman et al., 2020);
  • Uso di farmaci, in particolare i cosiddetti inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2), spesso usati per trattare il diabete di tipo 2;

Sintomi della chetoacidosi

Tra i principali sintomi della chetoacidosi ricordiamo:

  • Sensazione di sete intensa e apparentemente “ingiustificata” dall’alimentazione;
  • Minzione frequente, anche detta poliuria;
  • Senso di nausea e/o vomito;
  • Dolori o crampi addominali;
  • Respiro corto;
  • Sensazione di affaticamento o debolezza;
  • Confusione mentale e, nei casi più gravi, perdita di coscienza;
  • Alito dall’odore caratteristico, anche detto “alito chetonico”, dall’odore fruttato.

Ulteriori sintomi comprendono:

  • Iperglicemia, ovvero elevati livelli di zucchero nel sangue;
  • Presenza di chetoni nelle urine, che possono essere rilevati tramite appositi test.

Possibili complicazioni

La chetoacidosi è una condizione che richiede attenzione medica immediata, poiché può portare a complicazioni anche piuttosto gravi entro poche ore dall’insorgenza dei primi sintomi.

Tra queste:

  • Shock;
  • Embolia polmonare;
  • Trombosi;
  • Insufficienza renale;
  • Pancreatite;
  • Sepsi.

Una complicazione rara, ma potenzialmente fatale è l’edema cerebrale acuto, con un accumulo anomalo di liquido nel tessuto cerebrale.

Diagnosi

La diagnosi di chetoacidosi diabetica avviene, oltre che tramite l’osservazione della sintomatologia, tramite esami specifici delle urine e del sangue. In particolare, occorre misurare la quantità di acidi e chetoni presenti nel sangue e nelle urine, ed eventuale presenza di iperglicemia.

Eventualmente, il medico può ritenere opportuno effettuare ulteriori analisi, per verificare se vi è la presenza di infezioni o vi è un attacco cardiaco in corso.

Cura e trattamento

Il trattamento della chetoacidosi deve essere tempestivo, per evitare l’insorgenza di complicazioni potenzialmente gravi. L’obiettivo delle cure è di correggere l’acidosi del sangue, ristabilendo l’equilibrio metabolico.

Il trattamento per così dire “standard” si compone in tre fasi:

  • Somministrazione di liquidi. Spesso chi è in chetoacidosi è disidratato a causa della minzione eccessiva. I liquidi vengono solitamente somministrati per via endovenosa;
  • Ripristino degli elettroliti nel sangue, solitamente somministrati insieme ai liquidi. Infatti, i livelli di elettroliti fondamentali come il potassio e il sodio possono scendere di molto durante la chetoacidosi, per via della mancanza di insulina;
  • Terapia insulinica. È un passaggio fondamentale per trattare l’iperglicemia e fermare la produzione di chetoni nel sangue

Il paziente viene dunque monitorato, per valutare la corretta risposta alle terapie.

Farmaci e terapie

Farmaci e terapie devono essere valutati attentamente dal medico a seconda della gravità del caso e dei bisogni del soggetto. Tuttavia, come abbiamo visto, solitamente si basano sulla somministrazione per via endovenosa di insulina, elettroliti e liquidi.

Trattamento con dieta e stile di vita

Adottare una dieta sana e uno stile di vita corretto è estremamente importante per prevenire la chetoacidosi ed evitare eventuali recidive, oltre che, ovviamente, per trattare il diabete. In questo senso, risulta opportuno chiedere consiglio ad un professionista della nutrizione, come un biologo nutrizionista.

  • Dieta. Adottare un’alimentazione sana e controllata è essenziale per chi soffre di diabete, e in particolare occorre prediligere alimenti che non vadano ad aumentare eccessivamente i livelli di zucchero nel sangue. Il supporto di un biologo nutrizionista può rivelarsi essenziale nell’adottare una dieta adeguata, senza tuttavia subire particolari “rinunce”.
    Occorre poi tenere presente che alcuni particolari tipi di diete, come la dieta chetogenica sono state sperimentate nel trattamento dei pazienti con diabete, e migliorerebbero la sensibilità all’insulina. Tuttavia, anche in questi casi, occorre chiedere un parere e venire monitorati da un biologo nutrizionista, che possa valutare i singoli casi e fornire le appropriate indicazioni.
  • Stile di vita sano, effettuando attività fisica in maniera regolare. Aiuterebbe nel trattamento dell’iperglicemia, migliorerebbe la sensibilità all’insulina e lo stato di salute in generale, purché l’attività fisica venga effettuata in maniera regolare e commisurata al proprio stato di salute;
  • Monitoraggio della glicemia, in autonomia e con visite mediche diabetologiche regolari. È essenziale per valutare se la terapia insulinica stia o meno sortendo effetto, e per, eventualmente, aumentare o diminuire il dosaggio giornaliero;
  • Monitoraggio dei chetoni nelle urine. I test possono essere svolti anche a casa, tramite dei kit domestici di facile utilizzo. In particolare, i pazienti diabetici dovrebbero monitorare i livelli di chetoni nelle urine in periodi di stress o di malattia, oppure durante la comparsa dei primi sintomi che possono denunciare la comparsa di chetoacidosi.

Fonti:

  • Lizzo, J. M., Goyal, A., & Gupta, V. (2023, July 10). Adult diabetic ketoacidosis. StatPearls – NCBI Bookshelf. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK560723/
  • Falcetta, P., Indovina, F. S., Coppelli, A., Daniele, G., & Del Prato, S. (2019). Inibitori di SGLT-2 e chetoacidosi euglicemica: conoscere per prevenire. L Endocrinologo, 20(6), 336–340. https://doi.org/10.1007/s40619-019-00646-6 
  • Goldman, N., Fink, D., Cai, J., Lee, Y., & Davies, Z. (2020). High prevalence of COVID-19-associated diabetic ketoacidosis in UK secondary care. Diabetes Research and Clinical Practice, 166, 108291. https://doi.org/10.1016/j.diabres.2020.108291