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Intolleranza al Lattosio: Sintomi, Cura e Gestione

L'intolleranza al lattosio è una condizione in cui l'organismo non produce sufficiente lattasi, l'enzima necessario per digerire il lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei latticini. Ciò può causare sintomi gastrointestinali come gonfiore, crampi addominali, diarrea e gas dopo aver consumato latticini.

intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio può essere di origine genetica e, dunque, comparire già dall’infanzia, oppure manifestarsi in età adulta. Si tratta di un disturbo molto diffuso e associato spesso a sintomi fastidiosi che possono compromettere la qualità della vita.

Cos’è l’intolleranza al lattosio?

L’intolleranza al lattosio è una condizione clinica caratterizzata da sintomi attribuibili al malassorbimento del lattosio. Può essere causata da una carenza o inefficienza dell’enzima lattasi, necessario per scindere il lattosio nei due zuccheri più semplici, glucosio e galattosio, in cui deve essere scomposto perché possa essere assorbito nell’intestino tenue. Quando non è presente abbastanza lattasi nell’intestino, il lattosio non viene completamente digerito e può provocare sintomi gastrointestinali spiacevoli una volta che raggiunge il colon portando all’intolleranza.

La gravità dei sintomi è soggettiva e dipende da diversi fattori. Tra questi, la concentrazione di lattasi presente nella mucosa intestinale, la flora intestinale, la quantità di lattosio ingerita, la motilità gastrointestinale e la sensibilità individuale nella percezione dei sintomi (Catanzaro et al. 2021).

Secondo studi pubblicati su riviste l’intolleranza al lattosio può manifestarsi a varie età e ha una prevalenza maggiore tra le popolazioni di origine asiatica, africana, mediorientale e mediterranea rispetto a quelle di origine europea (Malik & Panuganti, 2023).

Come si fa a capire se si è intolleranti al lattosio?

I sintomi più comuni di intolleranza al lattosio includono gonfiore addominale e crampi associati a flatulenza e, nei casi più gravi, nausea, vomito e diarrea dopo aver consumato latticini o alimenti contenenti lattosio. Questi sintomi tendono a manifestarsi entro 30 minuti fino a due ore dopo aver assunto il lattosio.

Questi effetti sono dovuti alla presenza di lattosio nel lume intestinale, che genera una pressione osmotica e attira acqua causando feci molli e liquide e transito intestinale accelerato. La fermentazione provoca gas, che a sua volta causa distensione e dolore addominale, crampi e/o pienezza postprandiale, rutti, nausea e feci.

Cosa succede se sei intollerante al lattosio e continui a mangiarlo?

Se una persona intollerante al lattosio continua a consumare lattosio senza limitazioni, i sintomi gastrointestinali possono diventare più frequenti e intensi nel tempo. La persistente esposizione al lattosio può causare irritazione cronica dell’intestino e disturbi digestivi persistenti, che a lungo termine possono compromettere la qualità della vita.

Superare intolleranza al lattosio

Cosa non mangiare se si è intolleranti al lattosio?

La principale strategia di gestione dell’intolleranza al lattosio consiste nell’evitare o ridurre gli alimenti contenenti lattosio. I soggetti affetti da intolleranza al lattosio spesso tollerano fino a 12 g di lattosio in una dose, equivalente alla quantità contenuta in 250 ml di latte, senza accusare sintomi; pertanto è consigliabile il consumo di dosi inferiori. Chi è intollerante al lattosio dovrebbe, quindi, evitare o ridurre il consumo di latte, formaggi freschi (come mozzarella o ricotta) e prodotti a base di latte (come yogurt, gelato, burro, creme). 

I formaggi stagionati (come grana, parmigiano o pecorino), invece, generalmente non danno problemi grazie al processo di stagionatura che subiscono che riduce notevolmente la presenza di lattosio. È importante, però, anche prestare attenzione agli alimenti confezionati e preparati, poiché molti di essi possono contenere lattosio o derivati del latte come ingredienti nascosti (come gli insaccati gli affettati o purè, sughi), o ai medicinali.

Per coloro che desiderano comunque gustare l’equivalente dei latticini senza lattosio, il mercato offre prodotti lattiero-caseari privi di lattosio che spesso sono meglio tollerati. Sono disponibili, inoltre, integratori di lattasi che possono essere assunti con i latticini per integrare la digestione e ridurre i sintomi. Alcuni recenti studi suggeriscono, inoltre, che i sintomi possono essere attenuati attraverso l’utilizzo regolare di prebiotici per stimolare la produzione di lattasi batterica o l’utilizzo di lattosio a basse dosi (Angima et al., 2024).

Come ripulire l’intestino dal lattosio?

Dopo la diagnosi di intolleranza, per ripulire l’intestino e ridurre i sintomi, è consigliabile inizialmente seguire una dieta restrittiva priva di lattosio fino alla remissione dei sintomi. È importante quindi scegliere alimenti e bevande senza lattosio ed evitare i prodotti che possono contenere “fonti nascoste di lattosio”. Durante questo periodo, l’intestino ha l’opportunità di guarire da eventuali irritazioni e di recuperare un equilibrio intestinale sano.

Come mai si diventa intolleranti al lattosio?

L’intolleranza al lattosio può derivare da diversi fattori (Zingone et al., 2023):

  • Declino della produzione di lattasi: molti individui iniziano a produrre meno lattasi con l’avanzare dell’età, soprattutto dopo l’infanzia;
  • Fattori genetici: le predisposizioni genetiche possono influenzare la quantità di lattasi prodotta nell’intestino;
  • Condizioni intestinali: il deficit di lattasi deriva da un danno all’epitelio intestinale che può verificarsi in seguito a infezioni, malattie, danni all’intestino tenue, uso di antibiotici, malnutrizione e possono compromettere la produzione di lattasi. Spesso in questo caso la riduzione dell’attività della lattasi è temporanea e reversibile e in genere migliora quando il danno intestinale di base viene trattato o risolto.

Come riconoscere il mal di pancia da intolleranza?

Il mal di pancia causato dall’intolleranza al lattosio è caratterizzato da crampi addominali, gonfiore, flatulenza e nei casi più gravi accompagnato da diarrea, nausea e vomito. Questi sintomi si verificano solitamente poco dopo l’assunzione di lattosio e possono variare in intensità da individuo a individuo.

Per coloro che sospettano di essere intolleranti al lattosio, è consigliabile tenere un diario alimentare per registrare i sintomi ed identificare eventuali correlazioni tra l’assunzione di lattosio e la comparsa di disturbi gastrointestinali.

Come diagnosticare l’intolleranza al lattosio?

La diagnosi di intolleranza al lattosio si basa in parte sullo sviluppo di sintomi gastrointestinali derivanti dall’ingestione di lattosio, non tutti valutabili oggettivamente e molti dei quali comuni ad altre condizioni, come la sindrome dell’intestino irritabile.  

Nella pratica la diagnosi può essere effettuata sulla base di un sospetto clinico supportato dalla risposta positiva all’eliminazione del lattosio dalla dieta per un determinato periodo di tempo. Tuttavia, sono disponibili diversi test clinici diagnostici che permettono di poter confermare la diagnosi anche in caso di dubbi.

Test per l’intolleranza al lattosio

Per individuare con certezza l’intolleranza al lattosio e distinguerla da altre patologie si possono utilizzare diversi metodi diagnostici:

  • Test del respiro al lattosio (noto anche come breath test): è l’ esame più utilizzato perchè  semplice e indolore. Misura la quantità di idrogeno espirata dopo aver consumato una bevanda contenente lattosio. Livelli elevati di idrogeno indicano che il lattosio non è stato digerito correttamente.  F
  • Test genetici: i test genetici permettono di identificare varianti genetiche associate all’intolleranza al lattosio.

L’intolleranza al lattosio è una condizione comune che richiede una gestione attenta della dieta e una consapevolezza costante dei sintomi. Consultare un professionista sanitario è essenziale per una diagnosi precisa e per sviluppare un piano di gestione personalizzato, che può includere l’adozione di alternative alimentari e strategie per ridurre i sintomi gastrointestinali.

Fonti:

  • Catanzaro et al. 2021
  • Malik & Panuganti, 2023
  • Angima et al., 2024
  • Zingone et al., 2023