Home > Blog Nutrizione > Perché ci si vede “grassi” allo specchio?

Perché ci si vede “grassi” allo specchio?

Vedersi “grassi” allo specchio può essere indice della presenza di un disturbo dell’immagine corporea. Analizziamo le cause, e vediamo come possiamo superarlo.

vedersi grassi allo specchio

Vedersi “grassi” allo specchio può essere indice della presenza di un disturbo dell’immagine corporea. Analizziamo le cause, e vediamo come possiamo superarlo.

Disturbo dell’immagine corporea: cos’è e come riconoscerlo

Nel vedersi grassi allo specchio può essere una manifestazione del cosiddetto disturbo dell’immagine corporea (BID). Tale disturbo, di natura psicologica, si manifesta con una percezione alterata del proprio corpo e della propria fisicità.

I sintomi più comuni che potrebbero indicare la presenza di un disturbo dell’immagine corporea comprendono:

  • Evitamento o controllo eccessivo della propria immagine allo specchio;
  • Cura ossessiva del proprio aspetto, includendo, eventualmente, esercizio fisico eccessivo;
  • Confronto costante della propria immagine con quella altrui;
  • Richiesta di validazione ossessiva riguardo il proprio aspetto;
  • Provare vergogna per il proprio aspetto;
  • Vedersi brutti in viso;
  • Evitamento delle attività sociali, più o meno grave. Ad esempio, evitare di andare al mare per non mostrarsi in costume.

Nei casi più gravi, il disturbo dell’immagine corporea può provocare depressione e pensieri autolesionistici.

Perché alcune persone si vedono “grasse” nonostante il peso normale

Vedersi brutti o vedersi “grassi” allo specchio è un disagio di natura psicologica, che riguarda non solo l’aumento o la perdita di peso, ma la propria immagine in generale. Possono soffrirne, ad esempio, donne in gravidanza – che vedono la propria immagine, oggettivamente, cambiare molto in relativamente poco tempo.
Spesso è, comunque, collegata a disturbi del comportamento alimentare.

In psicologia, la sindrome dello specchio è un disturbo che porta chi ne è affetto ad osservare ripetutamente il proprio corpo.

Porta, appunto, a vedersi diversi allo specchio, focalizzandosi su difetti spesso solamente percepiti e non corrispondenti alla propria immagine reale. Viene anche chiamata, in maniera meno colloquiale, dismorfofobia.

La sindrome dello specchio può, comunque, essere trattata con una terapia psicologica adeguata.

L’impatto dei social media sull’immagine corporea

È stato rilevato che i social media possono giocare un ruolo cruciale nel vedersi grassi allo specchio e, in generale, sulla percezione distorta del proprio corpo. Le persone più affette sarebbero donne caucasiche e molto giovani, con un peggioramento durante la pandemia da COVID-19, che avrebbe portato “ad un aumento delle richieste per trattamenti estetici, mirati a raggiungere risultati altrimenti irraggiungibili” (Barone et al., 2023).

I social network infatti ci propongono immagini degli altri spesso alterate – anche tecnologicamente, tramite tecniche di fotoritocco -, e la percezione che tali immagini corrispondano a realtà.
L’enfasi su questa presunta perfezione, continua e costante, soprattutto per i più giovani, può avere un impatto estremamente negativo. 

Può portare, ad esempio, un’adolescente a vedersi “brutta” costantemente, e a cercare di conformarsi a quel canone estetico che, sui social media, viene proposto come normale, ad esempio adottando diete estreme e dannose e, nei casi più gravi, a sviluppare disturbi del comportamento alimentare.

Come migliorare la percezione di sé

Esistono, ad ogni modo, delle terapie e delle pratiche per migliorare la percezione di sé.

Alcuni comportamenti che possono essere messi in atto immediatamente sono:

  • Adottare un autodialogo positivo. Spesso, quando “parliamo” con noi stessi, tendiamo a sminuirci o sottovalutarci. Cerchiamo di ribaltare questo dialogo interiore, utilizzando uno stile positivo. Invece di pensare frasi come “non potrò mai riuscirci”, pensiamo piuttosto “mi impegnerò e sarà difficile, ma posso farcela”;
  • Dare un nuovo significato ai pensieri negativi. Cerchiamo di comprendere da dove provengano, e cosa possiamo fare, nel concreto, per superarli.

Vedersi “grassi” allo specchio o vedersi “brutti” potrebbe essere infatti indice che qualcosa non va. Non dobbiamo provare vergogna nel chiedere aiuto ad un professionista che possa aiutarci concretamente.

Terapie psicologiche per il disturbo dell’immagine corporea

Tra le terapie psicologiche per trattare il disturbo dell’immagine corporea, un trattamento efficace potrebbe essere rappresentato dalla cosiddetta terapia cognitivo-comportamentale (Jarry & Ip, 2005).

Si tratta di un trattamento efficace per alcuni disturbi psicologici, che, in parole semplici, mira a far comprendere al paziente come le sue emozioni, i suoi pensieri e comportamenti siano tra loro collegati e, in questi casi, causati da credenze disfunzionali e false.

Lo psicoterapeuta può dunque aiutare il paziente a smantellare tali convinzioni, fornendogli gli strumenti adeguati per superare il disturbo.

Consigli per affrontare la percezione distorta del corpo

Il primo passo per affrontare la percezione distorta del corpo è chiedere aiuto ad un professionista, magari il proprio medico curante. 

Qualora ci si trovi, effettivamente, in una condizione di sovrappeso potrà indirizzarci verso un professionista della nutrizione e darci dei consigli mirati a cambiare alimentazione in maniera sana.

Altrettanto, potrà consigliarci di intraprendere un percorso per il benessere psicologico. In entrambi i casi, è necessario riporre la propria fiducia nel professionista, seguendo le sue indicazioni e affidandoci a lui nei momenti di dubbio o di sconforto che possono sopraggiungere.

Vedersi “grassi” allo specchio: un sintomo di anoressia?

Non riconoscersi allo specchio e vedersi “grassi” può essere un sintomo di anoressia o, più in generale, di disturbi del comportamento alimentare.

Come accennato, infatti, tali disturbi sono spesso collegati ad un’immagine distorta del proprio corpo e della fisicità, che porta ad assumere comportamenti autodistruttivi. 

Ruolo della famiglia e degli amici nel supporto psicologico

Il ruolo di famiglia e amici nel supporto psicologico è cruciale e può aiutare molto nella buona riuscita della terapia. È molto importante, e può essere di grande giovamento, parlare loro di quello che si sta affrontando e istruirli – anche grazie al supporto del terapeuta – riguardo i comportamenti da adottare nei nostri confronti e che possono aiutarci, nella vita quotidiana e nel percorso psicologico.

Strategie di auto-aiuto per migliorare l’autostima

Posto che, in caso sia presente un disagio o un disturbo psicologico è necessario parlarne con un professionista per indagarne le cause e l’eventuale terapia per affrontarli, è comunque possibile sfruttare alcune strategie di auto-aiuto per migliorare l’autostima

Tra queste:

  • Siamo gentili con noi stessi. Evitiamo, dunque, di pensare frasi come “mi vedo brutta ed invecchiata” crogiolandoci in esse. Riconosciamo che tali pensieri sono, piuttosto, specchio di un disagio che possiamo e dobbiamo affrontare con l’aiuto di figure professionali qualificate;
  • Stiliamo una lista di nostre qualità positive che apprezziamo;
  • Impariamo a riconoscere le cose in cui siamo bravi, e celebriamole;
  • Circondiamoci di relazioni positive, e che ci facciano stare bene.

Fonti:

  • Blakey, S. M., Abramowitz, J. S., & Mahaffey, B. L. (2016). Do obsessive beliefs predict body image disturbance? Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 11, 96–100. https://doi.org/10.1016/j.jocrd.2016.08.007
  • Gardner, R. M. (2001). Assessment of body image disturbance in children and adolescents. In J. K. Thompson & L. Smolak (Eds.), Body image, eating disorders, and obesity in youth: Assessment, prevention, and treatment (pp. 193–213). American Psychological Association. https://doi.org/10.1037/10404-008 
  • Ellis, M. A., Sterba, K. R., Brennan, E. A., Maurer, S., Hill, E. G., Day, T. A., & Graboyes, E. M. (2019). A Systematic Review of Patient‐Reported Outcome Measures Assessing Body Image Disturbance in Patients with Head and Neck Cancer. Otolaryngology, 160(6), 941–954. https://doi.org/10.1177/0194599819829018 
  • Barone, M., De Bernardis, R., & Persichetti, P. (2023). Could social network influence the body perception and develop dysmorphophobia? Aesthetic Plastic Surgery. https://doi.org/10.1007/s00266-023-03678-4
  • Jarry, J. L., & Ip, K. (2005). The effectiveness of stand-alone cognitive-behavioural therapy for body image: A meta-analysis. Body Image, 2(4), 317–331. https://doi.org/10.1016/j.bodyim.2005.10.001