Dispepsia funzionale: cos'è, sintomi e cause
La dispepsia funzionale è un disturbo dell’apparato digerente anche chiamato “cattiva digestione”, che si verifica tuttavia in assenza di condizioni individuabili tramite gli esami clinici.

Punti chiave:
- Cos'è la dispepsia funzionale: la dispepsia funzionale, o "cattiva digestione", è un disturbo persistente o ricorrente dell'apparato digerente che causa fastidi allo stomaco durante o dopo i pasti. Viene definita "funzionale" perché i sintomi si manifestano in assenza di lesioni o alterazioni strutturali visibili o individuabili tramite esami clinici.
- Sintomi della dispepsia funzionale: i segnali più comuni sono la sazietà precoce e la sensazione di pienezza prolungata dopo i pasti. Si associano spesso a dolore o bruciore alla parte alta dello stomaco, gonfiore addominale, eruttazioni frequenti e, in alcuni casi, nausea o reflusso acido.
- Rimedi per la cattiva digestione: il trattamento si basa sulla gestione dei sintomi, che può includere farmaci come gli inibitori di pompa protonica o i procinetici. Per gestirli al meglio è fondamentale adottare modifiche nello stile di vita, come fare pasti piccoli e frequenti, masticare lentamente, evitare cibi grassi o piccanti e gestire lo stress e l'ansia.
La dispepsia funzionale è un disturbo dell’apparato digerente anche chiamato “cattiva digestione”, che si verifica tuttavia in assenza di condizioni individuabili tramite gli esami clinici.
Cos'è la dispepsia funzionale? Perché si chiama così?
La dispepsia funzionale è un disturbo dell’apparato digerente superiore che provoca sintomi persistenti o ricorrenti, ma in assenza di lesioni o situazioni visibili tramite gli esami clinici. Chi ne soffre riferisce la presenza di tutta una serie di fastidi che possono manifestarsi durante o dopo i pasti, ma anche a digiuno.
Viene classificata come una condizione “funzionale” proprio perché, nonostante il disturbo sia reale (e talvolta perfino invalidante, o quasi), dagli esami non emergono alterazioni strutturali.
Non si tratta di una patologia pericolosa di per sé, ma può incidere negativamente sulla qualità della vita, interferendo con l’alimentazione, il sonno e le attività quotidiane.
Differenze con la dispepsia organica o "non funzionale"
La principale differenza tra dispepsia funzionale e dispepsia organica (o "non funzionale") è che nella prima non si individuano cause fisiche con gli esami diagnostici, mentre nella seconda i sintomi sono riconducibili a patologie specifiche.
Nel caso della dispepsia organica, la sintomatologia può derivare da varie condizioni, tra le quali possiamo ricordare:
- ulcere gastriche o duodenali;
- gastrite;
- colelitiasi;
- pancreatite cronica;
- infezioni da Helicobacter pylori
L’approccio diagnostico e terapeutico punta quindi anzitutto a identificare e trattare la patologia o la causa sottostante.
Nella dispepsia funzionale, invece, gli accertamenti, inclusi esami del sangue per il gonfiore addominale, endoscopia e test per H. pylori, risultano sempre negativi. Occorre dunque procedere con una una diagnosi per esclusione, che richiede un’attenta valutazione differenziale per escludere altre condizioni, anche gravi, con sintomi simili.
Anche la risposta ai trattamenti è diversa. La forma organica può effettivamente migliorare eliminando la causa, ma la dispepsia funzionale di solito richiede un approccio multidisciplinare, centrato in primis sulla gestione dei sintomi, che spesso può essere accompagnata da supporto psicologico (soprattutto se ci troviamo di fronte a casi di dispepsia nervosa o di dispepsia causata da ansia).
Sintomi della dispepsia funzionale: come riconoscere i segnali?
I sintomi della dispepsia funzionale colpiscono in genere la parte superiore dell’apparato digerente e si presentano con modalità e intensità diverse.
Quali sono i segnali più comuni?
- Sazietà precoce, anche dopo aver assunto piccole quantità di cibo;
- Sensazione di pienezza postprandiale prolungata;
- Dolore o bruciore addominale, in particolare alla “parte alta” dello stomaco. Quest’ultimo può comparire prima o dopo i pasti, oppure indipendentemente da essi;
- Gonfiore addominale;
- Alitosi;
- Eruttazioni frequenti;
- Difficoltà legate al non riuscire a prendere peso, poiché si tende a mangiare “poco”;
- Nausea, in particolare dopo i pasti;
- Comparsa di reflusso acido.
Questi sintomi possono essere intermittenti, isolati o combinati e in alcuni casi tendono a migliorare dopo l'assunzione di cibo.
Se invece i sintomi si aggravano in situazioni di forte stress (anche emotivo), si parla di dispepsia nervosa.
Quanto dura la dispepsia funzionale? È un disturbo cronico?
La dispepsia funzionale è un disturbo tendenzialmente cronico, che tende a manifestarsi con fasi alterne: periodi di miglioramento si alternano a riacutizzazioni che possono essere più o meno intense.
In alcuni pazienti, i sintomi possono durare pochi giorni, soprattutto se legati a eventi transitori, come periodi di stress o di alimentazione disordinata, ad esempio in concomitanza di un viaggio. In altri, invece, possono protrarsi per mesi o anni, diventando una condizione con cui diviene necessario convivere a lungo termine.
La durata dipende da diversi fattori, tra cui:
- Lo stile di vita;
- L’eventuale presenza di ansia o depressione;
- La risposta agli eventuali trattamenti;
- La tempestività della diagnosi e la personalizzazione della terapia,
Insomma, non è possibile dare una risposta univoca. È tuttavia importante sottolineare che, con strategie adeguate, molti pazienti riescono a tenere sotto controllo i sintomi riducendone frequenza e intensità.

Le cause e i fattori di rischio principali
La dispepsia funzionale non ha una causa univoca. Le ricerche suggeriscono possa essere dovuta ad un insieme di predisposizione individuale, fattori ambientali e alterazioni neuro-gastrointestinali.
I principali fattori di rischio che, ad oggi, sono stati identificati, includono:
- Sesso femminile, che mostra una prevalenza maggiore del disturbo;
- Presenza di ansia o depressione, che sembrano influenzare non solo la percezione del dolore, ma anche la motilità gastrica;
- Stress persistente, fisico o mentale;
- Esposizione al fumo di sigaretta, che può alterare le funzioni digestive.
Anche abitudini alimentari scorrette, consumo eccessivo di alcol e caffeina, e stile di vita sedentario possono contribuire alla comparsa dei sintomi.
La diagnosi per esclusione: come riconoscere la dispepsia funzionale?
La diagnosi di dispepsia funzionale si effettua per esclusione, ovvero dopo aver verificato l’assenza di patologie organiche che possano spiegare i sintomi.
Quando una persona lamenta disturbi come dolore epigastrico, sazietà precoce o gonfiore ricorrente, il medico può prescrivere esami del sangue, test per Helicobacter pylori, un’endoscopia o degli esami che vadano ad indagare sul buon funzionamento dello svuotamento gastrico. Se tutti gli accertamenti risultano negativi, si può formulare una diagnosi di dispepsia funzionale.
È fondamentale escludere anche la presenza di condizioni con sintomi simili, come:
- gastrite;
- reflusso gastroesofageo;
- celiachia;
- sindrome dell’intestino irritabile;
- alcuni tipi di tumore.
I rimedi e il trattamento per gestire i sintomi
Non esistendo una causa organica definita, il trattamento della dispepsia funzionale si basa principalmente sulla gestione dei sintomi. I rimedi possono quindi includere sia l’uso di farmaci sia modifiche dello stile di vita.
Trattamento farmacologico: i farmaci più comuni
Tra i farmaci più usati per trattare la dispepsia funzionale possiamo ricordare:
- gli inibitori di pompa protonica e gli antiacidi;
- i cosiddetti farmaci procinetici, che stimolano la motilità dello stomaco;
- i farmaci antiemetici, in caso di nausea.
Strategie comportamentali e modifiche allo stile di vita
Accanto alla terapia farmacologica, si consigliano solitamente strategie comportamentali come:
- Fare pasti piccoli e frequenti;
- Evitare per quanto possibile alimenti grassi, piccanti e bevande gassate;
- Masticare lentamente;
- Ridurre o eliminare alcol e caffeina;
- Assicurarsi di dare ai pasti il giusto tempo;
- Mangiare all’interno di un contesto rilassato;
- Praticare attività fisica regolare;
- Gestire lo stress e l’ansia, se necessario con il supporto di uno psicoterapeuta;
- Consultare un nutrizionista per valutare possibili cambiamenti nella propria alimentazione.
Quando rivolgersi al nutrizionista per la dispepsia funzionale
Dopo aver contattato un medico e aver svolto tutti gli esami necessari per escludere altre patologie, può essere utile rivolgersi a un nutrizionista esperto in patologie alimentari che possa aiutare chi soffre di dispepsia funzionale a modificare la propria alimentazione per gestire al meglio i sintomi.
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Sebbene infatti la cattiva digestione non dipenda esclusivamente da ciò che si mangia, capire quali alimenti peggiorano i sintomi può essere utile per cercare di ridurli ed eventualmente reintrodurli gradualmente quando la patologia è in una fase non acuta.
Per capire come le proprie abitudini alimentari impattano sui disturbi, è utile tenere un diario alimentare dove tracciare cosa si mangia e quando compaiono i sintomi. Grazie a questo strumento, un nutrizionista potrà individuare eventuali connessioni tra i sintomi e gli alimenti consumati.
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Bibliografia
Functional dyspepsia: How to manage the burn and the bloat. — Cleveland Clinic Journal of Medicine, 91(5), pp. 301-307
Gabbard, S., Vijayvargiya, N. (2023)