Home > Blog Nutrizione > Intolleranza al lievito: esiste veramente?

Intolleranza al lievito: esiste veramente?

Talvolta si sente parlare di intolleranza al lievito. Ma esiste veramente? È definibile un'intolleranza? Facciamo chiarezza.

Intolleranza al lievito

Talvolta si sente parlare di intolleranza al lievito. Ma esiste veramente? Facciamo chiarezza.

Si può essere intolleranti o allergici al lievito?

È possibile soffrire di intolleranza al lievito? La risposta in breve è: no, o meglio, non esattamente. Infatti, gli studi ufficiali non proverebbero l’esistenza di una intolleranza o allergia al lievito propriamente detta. 

Solitamente si parla – erroneamente – di intolleranza al lievito quando ci si trova in presenza di uno squilibrio della flora intestinale causata dai lieviti il cui nome tecnico è disbiosi

Quali sintomi può causare l’assunzione di lieviti?

Ad ogni modo, è facile capire il perché della confusione. In alcuni soggetti infatti l’assunzione di lieviti provoca una sintomatologia molto simile a quella di alcune intolleranze, come l’intolleranza al glutine o al lattosio.

I sintomi più comuni, che vengono confusi con un qualche tipo di intolleranza al lievito sono:

  • Difficoltà digestive;
  • Gonfiore addominale e flatulenza;
  • Diarrea o stipsi;
  • Sensazione di spossatezza e stanchezza diffuse;
  • Mal di testa.

Consigli su come comportarsi a tavola

La disbiosi intestinale, spesso confusa con delle forme di intolleranza al lievito o allergia, può, in realtà, venire prevenuta tramite alcune buone pratiche da tenere a tavola, durante i pasti. Risulta infatti che una dieta ricca di prodotti fermentati e contenenti lievito di birra possa infatti portare all’acuirsi della sintomatologia. 

Cosa mangiare se si hanno sintomi di “intolleranza al lievito”?
Il consiglio è quello di adottare una dieta equilibrata, limitando l’assunzione di lievitati e di alcolici e, in generale, di alimenti che possano rompere l’equilibrio della flora batterica intestinale.
Anche l’assunzione di una corretta quantità di fibre e di almeno due litri d’acqua ogni giorno aiuta la mobilità intestinale e dunque a mantenere equilibrata la flora batterica.

Dunque, l’”intolleranza al lievito” fa ingrassare? No. Tuttavia, un’alimentazione e uno stile di vita errati e sbilanciati possono causare disbiosi intestinale e favorire l’accumulo di grasso, e dunque l’aumento di peso. 

Prova il percorso di nutrizione online di Serenis. Il primo colloquio è gratuito.

La disbiosi intestinale

Nel nostro intestino vivono una quantità di batteri e microrganismi, la cosiddetta flora batterica, che aiuta nei processi digestivi ed è collegata al sistema immunitario. 

Quando l’equilibrio della flora batterica intestinale si “rompe” parliamo di disbiosi: un eccesso di batteri potenzialmente dannosi che vanno ad irritare l’intestino, portando alla sintomatologia che abbiamo descritto poc’anzi e che molti confondono per intolleranza al lievito di birra.

La disbiosi non è causata solamente da un’alimentazione errata, ma può essere provocata anche dall’assunzione di determinati farmaci – come gli antibiotici -, oppure condizioni come lo stress.

Test per l’intolleranza al lievito

Qualora si sospetti di soffrire di un’intolleranza al lievito, ovvero di una disbiosi intestinale, è possibile chiedere un consulto ad un professionista.

Ad oggi esistono diversi test per valutare il benessere della flora intestinale:

  • Breath test, simile a quello che viene effettuato per l’intolleranza al lattosio. Si analizza l’espirato del paziente per valutarne la composizione;
  • Coprocultura. Esame delle feci, per analizzare l’eventuale presenza e quantità di specie batteriche;
  • Test delle urine. Viene effettuato in particolare alla ricerca di molecole quali Scatolo e Indicano, che in quantità elevate suggeriscono un’alterazione rispettivamente del microbiota del colon e dell’intestino tenue. 

Fonti:

  • Brunner, B., Scheurer, U., & Seibold, F. (2007). Differences in Yeast Intolerance Between Patients with Crohn’s Disease and Ulcerative Colitis. Diseases of the Colon & Rectum, 50(1), 83–88. https://doi.org/10.1007/s10350-006-0749-1 
  • Gibson, P. R. (2011). Food intolerance in functional bowel disorders. Journal of Gastroenterology and Hepatology, 26(s3), 128–131. https://doi.org/10.1111/j.1440-1746.2011.06650.x 
  • Eaton, K. K. (2004). Sugars in food intolerance and gut fermentation. Journal of Nutritional & Environmental Medicine, 14(2), 107–113. https://doi.org/10.1080/13590840410001734956 
  • Parker, T. J., Naylor, S. J., Riordan, A. M., & Hunter, J. O. (1995). Management of patients with food intolerance in irritable bowel syndrome: the development and use of an exclusion diet. Journal of Human Nutrition and Dietetics, 8(3), 159–166. https://doi.org/10.1111/j.1365-277x.1995.tb00308.x 
  • Van Den Bogaerde, J., Kamm, M. A., & Knight, S. C. (2001). Immune sensitization to food, yeast and bacteria in Crohn’s disease. Alimentary Pharmacology & Therapeutics, 15(10), 1647–1653. https://doi.org/10.1046/j.1365-2036.2001.01032.x
  • Di Biotecnologie E Scienze Della Vita, D., & Mediche, A. M. 0.-. S. (2018). Allergie e intolleranze. Icone di immunopatologia. https://irinsubria.uninsubria.it/handle/11383/2075100

Immagine di copertina: azerbaijan_stockers su Freepik