La preeclampsia, o gestosi, è un disturbo potenzialmente grave che può insorgere durante la gravidanza, danneggiando il feto e la futura mamma.
Cos’è la preeclampsia?
La preeclampsia, anche chiamata gestosi, è un disturbo che può insorgere durante la gravidanza, caratterizzato dalla presenza di proteine nelle urine e da un aumento importante della pressione sanguigna. Di solito la preeclampsia compare dopo la ventesima settimana di gestazione, e può insorgere anche fino a sei settimane a seguito del parto.
Epidemiologia
Si stima che la gestosi colpisca tra il 2% e l’8% delle gravidanze, con una maggiore prevalenza nei paesi a medio e basso reddito (Duley, 2009).
Si stima sia una delle principali cause cause di mortalità materna, contribuendo al 10%-15% dei decessi materni. In particolare, nei contesti dove la mortalità materna è alta per via del limitato accesso alle risorse mediche, le morti per eclampsia – una forma più grave di preeclampsia – risultano essere piuttosto comuni (ibidem).
Ad oggi è comunque possibile diagnosticare la preeclampsia in tempi brevi, procedendo ad un trattamento adeguato.
Come si diagnostica la preeclampsia?
La diagnosi di preeclampsia si basa su alcuni test specifici poco invasivi, e in particolare:
- Misurazione della pressione sanguigna. Se, dopo la ventesima settimana di gravidanza, la pressione sistolica (massima) risulta essere pari o superiore a 140 mmHg e la diastolica (minima) pari o superiore a 90 mmHg dopo aver effettuato due misurazioni separate, è possibile ci si trovi in presenza del disturbo. Altrettanto, se la misurazione della pressione, effettuata un’unica volta, dovesse essere pari a 160/110 mmHg;
- Analisi delle urine. In presenza di proteinuria, ovvero presenza di proteine nelle urine, e in particolare con valori pari o superiori a 300 mg, è possibile che la donna abbia sviluppato la preeclampsia;
- Analisi di ulteriori sintomi, ad esempio aumento degli enzimi epatici, presenza di insufficienza renale o sintomi neurologici.
Sintomi della preeclampsia
Tra i sintomi principali della preeclampsia ricordiamo:
- Mal di testa persistenti;
- Nausea e/o vomito;
- Crampi addominali;
- Alterazioni visive, in particolare visione offuscata o percezione di “lampi” di luce improvvisi;
- Gonfiore ingiustificato, in particolare alle mani, al viso, ai piedi e alle caviglie;
- Ridotta minzione;
- Ipertensione arteriosa;
- Problemi renali;
- Presenza di proteine nelle urine;
- Difficoltà respiratorie;
- Aumento di peso rapido e ingiustificato da cambiamenti nello stile di vita o nell’alimentazione.
Si tratta di sintomi che non sono subito riconoscibili come legati alla preeclampsia e, per questo, potrebbero non essere percepiti come un segnale preoccupante nel breve periodo. Accorgersi della preeclampsia senza l’aiuto del medico potrebbe essere complicato.
In questo caso, la futura mamma deve prestare attenzione, e allertare il medico per degli accertamenti qualora questi ultimi si protraggano per più di qualche giorno.
Cause della preeclampsia
Le cause della preeclampsia non sono, ad oggi, state ancora del tutto comprese né chiarite, e sembra coinvolgere una combinazione di fattori.
È probabile che le cause principali siano da ricercare nella placenta, ovvero la “sacca” che protegge e nutre il feto durante la gestazione. Nelle prime settimane di gravidanza, infatti, si formano nuovi vasi sanguigni per far sì che la placenta riceva nutrienti e ossigeno a sufficienza.
Nelle donne affette da preeclampsia sembra che questi vasi non si sviluppino o non funzionino come dovrebbero, causando quindi delle alterazioni importanti nella pressione arteriosa della madre.
Fattori di rischio
Tra i fattori di rischio che renderebbero più probabile la comparsa della gestosi ricordiamo:
- Aver già sofferto di preeclampsia in una gravidanza precedente;
- Pressione alta, o problematiche relative ai vasi sanguigni;
- Prima gravidanza;
- Gravidanza multipla;
- Familiarità, con parenti stretti che hanno già sofferto di preeclampsia;
- Diabete, sia preesistente, sia gestazionale;
- Disturbi della coagulazione sanguigna;
- Età superiore ai 35 anni;
- Obesità.
Il trattamento del peso nella gestosi
Il peso materno è un fattore di rischio importante non solo per quanto riguarda lo sviluppo di preeclampsia, ma anche altri disturbi come il diabete gestazionale, che possono mettere a rischio sia la salute del feto, sia della futura mamma.
Per questo, è importante assicurarsi di venire monitorate e di seguire un’alimentazione adeguata. L’aiuto da parte di un professionista, in una fase tanto delicata, può risultare estremamente utile. Un biologo nutrizionista può non solo monitorare il peso, ma anche fornire tutte le informazioni per quanto riguarda una dieta corretta e bilanciata, che vada a minimizzare il rischio di sviluppare disturbi o malattie.
Rischi e complicanze
La gestosi può dar luogo a tutta una serie di complicanze e rischi anche piuttosto importanti, sia per il feto, sia per la futura mamma.
Rischi per la futura mamma
Tra i rischi per la futura mamma causati dalla preeclampsia, ricordiamo:
- Rischio di evoluzione in eclampsia, una condizione grave caratterizzata da convulsioni e che può mettere potenzialmente a rischio la salute della madre e del feto. Richiede intervento medico immediato;
- Sviluppo di sindrome HELLP, spesso associata alla presenza di preeclampsia grave e/o non trattata. La sindrome HELLP è caratterizzata da distruzione dei globuli rossi, aumento degli enzimi epatici e riduzione delle piastrine, e può provocare danni anche molto gravi;
- Danni a fegato, reni e/o cervello, aumentando il rischio dell’insorgenza di insufficienza renale e ictus;
- Edema polmonare;
- Distacco della placenta.
Bisogna inoltre tenere conto dei rischi a lungo termine. Le donne che hanno sofferto di preeclampsia sono infatti maggiormente a rischio di sviluppare recidive, ovvero di svilupparla nuovamente nelle gravidanze future, ipertensione cronica o malattie cardiovascolari.
Rischi per il bambino
La preeclampsia può causare, potenzialmente, dei rischi importanti anche per il feto. Tra questi, ricordiamo:
- Diminuzione del liquido amniotico. È una condizione anche chiamata oligoidramnios, che può aumentare il rischio di un parto prematuro, comportare difficoltà nel travaglio,e causare danni anche importanti nella corretta crescita e sviluppo del feto;
- Crescita fetale ridotta, a causa della riduzione del flusso sanguigno verso la placenta.
Nei casi più gravi, la preeclampsia può causare la morte del feto. Per questo è necessario allertare il medico fin dai primi sintomi, così che la condizione possa essere trattata il prima possibile.
Trattamento e cura per la preeclampsia
Non esiste una vera e propria cura per la preeclampsia, e il trattamento si basa soprattutto sulla corretta gestione dei sintomi, minimizzando le possibili complicazioni e i rischi per la mamma e per il feto. In questo, occorre seguire attentamente le disposizioni del medico.
In particolare:
- Monitoraggio attento e costante, con controlli frequenti della pressione arteriosa, test per valutare il corretto funzionamento dei reni e del fegato, e analisi delle urine;
- Trattamento con farmaci ipertensivi;
- Riduzione, per quanto possibile, dello stress e dell’attività fisica;
- Cambiamenti nell’alimentazione, con una dieta equilibrata che contrasti l’ipertensione;
- Se possibile e non rischioso per il feto, induzione del parto. Si tratta di una scelta che viene solitamente fatta in caso di preeclampsia molto grave, o qualora quest’ultima evolva in eclampsia, per proteggere la salute della mamma e del feto.
Prevenzione della preeclampsia
Nonostante le difficoltà, la gestosi può comunque, nei limiti del possibile, essere prevenuta. Per prevenire l’insorgere della preeclampsia è importante:
- Sottoporsi a controlli regolari, allertando il medico se si dovessero presentare dei possibili sintomi;
- Seguire una dieta sana e uno stile di vita per quanto possibile attivo, controllando il peso;
- Monitorare eventuali fattori di rischio, come la familiarità, la presenza di obesità o ipertensione o di disturbi collegati allo sviluppo della malattia In questo senso, è possibile sottoporsi a degli screening appositi per il calcolo e la valutazione del rischio.
Fonti:
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Articolista e copywriter con oltre dieci anni di esperienza. Appassionata riguardo il settore della nutrizione.