Transferrina: cos'è, che ruolo ha e risultati dell'esame
La transferrina è una proteina che si occupa di trasportare il ferro nel sangue. Misurarne i livelli è utile per valutare il metabolismo del ferro e la salute del fegato.

Cos'è la transferrina?
La transferrina è una proteina presente nel plasma, che si occupa principalmente di trasportare il ferro nel sangue.
Viene prodotta principalmente dal fegato, ed è, più nello specifico, una glicoproteina formata da una lunga catena di amminoacidi, con un’emivita di circa otto giorni. La sua concentrazione nel sangue viene misurata con l’esame chiamato transferrinemia, utile per valutare la capacità dell’organismo di trasportare il ferro.
In condizioni normali, solo circa il 30% della transferrina nel sangue è occupata dal ferro.
A cosa serve: ruolo e funzione biologica della transferrina
La transferrina serve a legare il ferro e a distribuirlo attraverso il sangue alle cellule che ne hanno bisogno.
Si stima che circa il 70% del ferro trasportato venga incorporato nell’emoglobina, ovvero la proteina dei globuli rossi che consente il trasporto dell’ossigeno.
Un’altra parte viene immagazzinata all’interno del fegato e in altri tessuti sotto forma di ferritina o emosiderina.
L’esame della transferrina: preparazione, prezzo e svolgimento
L’esame della transferrina consiste in un prelievo di sangue venoso, a seguito del quale viene misurata non solo la quantità di transferrina circolante, ma anche la sua effettiva capacità di legare il ferro.
Fa parte di quella serie di esami del sangue che vengono in genere prescritti per valutare:
- Lo stato nutrizionale del paziente, ad esempio se sono presenti carenze nutrizionali;
- Alterazioni del metabolismo del ferro;
- Valutare lo stato di salute e la corretta funzionalità del fegato.
La preparazione all’esame è abbastanza semplice. Viene richiesto un digiuno di almeno otto ore, motivo per cui l’esame viene solitamente svolto al mattino dopo il “normale” digiuno notturno. È inoltre opportuno allertare il medico qualora si stiano seguendo delle terapie farmacologiche, poiché in alcuni casi è necessario sospenderle.
Se si assumono integratori di ferro viene solitamente richiesto di sospenderne l’assunzione almeno nelle 48 ore precedenti all’esame, poiché potrebbero andare a falsare i valori dell’esame.
Infine, in genere si consiglia di non effettuare attività fisica eccessiva sia durante il giorno prima, sia nelle ore a seguito dell’esame.
Al termine del prelievo , comunque, è possibile riprendere le normali attività quotidiane.
Per quanto riguarda i costi, l’esame rientra in quelle analisi di laboratorio effettuabili tramite il Servizio Sanitario Nazionale, in presenza di prescrizione medica.
In regime privato, invece, il prezzo può variare a seconda della struttura, ma in genere in media ha un costo compreso tra i 20 e i 35 euro.
Perché fare l'esame della transferrina?
L’esame della transferrina serve a valutare la capacità dell’organismo di trasportare il ferro, nonché a individuare eventuali squilibri legati al suo metabolismo. In genere viene prescritto quando si sospetta una possibile carenza o un eccesso di ferro, oppure per controllare lo stato di salute del fegato.
In genere il medico lo prescrive:
- Se valuta la presenza di sintomi riconducibili ad una ridotta disponibilità di ferro nell’organismo;
- Se sospetta la presenza di un accumulo di ferro all’interno dei tessuti;
- In condizioni in cui il metabolismo del ferro può risultare alterato, ad esempio in presenza di malattie a carico del fegato;
- Qualora debba monitorare la risposta dell'organismo a eventuali terapie a base di ferro;
- In caso sospetti la presenza di abuso cronico di alcol. In questo caso viene in genere misurata la cosiddetta transferrina desialata.
L’interpretazione dei risultati: valori della transferrina
I valori normali della transferrina nel sangue variano solitamente tra 240 e 360 mg/dL.
Tuttavia, per una corretta interpretazione dei risultati a seguito dell’esame è necessario confrontare il risultato con sideremia, ferritina e capacità totale legante il ferro (TIBC).
Un aumento dei livelli di transferrina indica spesso la presenza di una carenza di ferro o un fabbisogno aumentato. Può essere rilevato, ad esempio, in presenza di anemia sidercopenica, emorragie, gravidanza.
Al contrario, una riduzione dei valori di transferrina si associa in genere a quelle condizioni in cui le riserve di ferro sono elevate, ad esempio in presenza di malattie a carico del fegato oppure durante le terapie con alcuni farmaci.

La transferrina alta: cause e sintomi
Un aumento nei livelli di transferrina nel sangue, anche definito ipertransferrinemia, è in genere causato da quelle situazioni in cui l’organismo richiede una maggiore quantità di ferro.
Tra le cause principali di transferrina alta possiamo ricordare:
- L’anemia da carenza di ferro, anche chiamata anemia sideropenica;
- La presenza di emorragie acute o croniche;
- La gravidanza;
- Durante la crescita. In questo caso l’aumento è fisiologico, ed è normale che in particolare nei bambini tra i due e i dieci anni i valori possano risultare più elevati rispetto la media;
- In presenza di carenze di ossigeno;
- Qualora si faccia uso di contraccettivi orali.
I sintomi della transferrina alta non derivano dall’aumento della transferrina in sé, ma, piuttosto, dalla condizione sottostante che la provoca.
Qualora causata da carenza di ferro, in particolare, possono comparire sintomi come:
- Senso di malessere e affaticamento persistenti;
- Debolezza;
- Pallore diffuso;
- Vertigini;
- Nausea;
- Mal di testa;
- Tachicardia.
Transferrina bassa: è preoccupante?
Dei livelli bassi di transferrina nel sangue, condizione chiamata ipotransferrinemia, non è per forza preoccupante. Tuttavia, poiché può essere legata ad alcune patologie o condizioni mediche, è comunque opportuno effettuare degli accertamenti.
Tra le cause più frequenti di transferrina bassa vi sono le malattie a carico del fegato, come l’epatite e la cirrosi epatica.
Altre cause possono comprendere:
- Sindrome nefrosica, caratterizzata in particolare dalla perdita di proteine attraverso le urine;
- Malnutrizione;
- Insufficiente apporto proteico ottenuto tramite la dieta;
- Processi infiammatori acuti o cronici dell’organismo;
- Infezioni persistenti;
- Accumulo di ferro nei tessuti;
- “Sovraccarico” di ferro dovuto a ripetute trasfusioni di sangue;
- Assunzione di alcuni farmaci.
Anche in questo caso i sintomi della transferrina bassa non derivano tanto dai livelli in sé, quanto appunto dalle condizioni sottostanti. Dunque, anche il come curare la transferrina bassa dipende da questo.
Tra i sintomi principali, comunque, possiamo ricordare:
- Perdita di peso apparentemente ingiustificata;
- Dolori articolari;
- Stanchezza e malessere persistenti;
- Disturbi cardiaci.
Anche in questo caso, il dosaggio della transferrina in sé non “basta” per determinare la causa, ma va piuttosto associato ad ulteriori esami.
Cosa fare se si registrano livelli anomali di transferrina?
In genere se si registrano livelli anomali di transferrina è anzitutto necessario indagarli con esami ulteriori. Difatti, il solo dosaggio della transferrina non è sufficiente per determinare la causa, ma occorre collocarlo all’interno di un quadro più ampio che, in genere, comprende le analisi di:
- Sideremia;
- Ferritina;
- TIBC, ovvero capacità totale legante il ferro;
- UIBC, ovvero capacità insatura legante il ferro;
- Saturazione della transferrina.
Oltre, ovviamente, alla valutazione dei sintomi.
In presenza di livelli elevati di transferrina, il medico valuta in particolare se vi siano segni di anemia da carenza di ferro, perdite ematiche o condizioni fisiologiche come la gravidanza.
In questi casi possono poi essere prescritti ulteriori approfondimenti, in particolare l’emocromo completo o altri esami del metabolismo del ferro.
Se invece la transferrina è bassa, l’attenzione si concentra in genere sulla presenza di possibili malattie epatiche, o a carico dei reni, stati infiammatori cronici o condizioni di sovraccarico di ferro. A seconda dei sospetti, il medico può richiedere degli esami della funzionalità epatica, oppure dei test per valutare la presenza di eventuali infiammazioni.
Fonti:
- Europe PMC. (2016). Europe PMC. Europepmc.org. https://europepmc.org/article/NBK/nbk532928
- Kawabata, H. (2018). Transferrin and transferrin receptors update. Free Radical Biology and Medicine, 133, 46–54. https://doi.org/10.1016/j.freeradbiomed.2018.06.037
- Ogun, A. S., & Adeyinka, A. (2025, July 7). Biochemistry, Transferrin. Nih.gov; StatPearls Publishing. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK532928/