Vanadio: cos'è e dove si trova
Il vanadio è un oligoelemento contenuto in molte fonti alimentari, tra cui i cereali, il pollo, il pesce e i funghi.

Il vanadio è un oligoelemento contenuto in molte fonti alimentari, tra cui i cereali, il pollo, il pesce e i funghi.
Cos'è il vanadio?
Il vanadio è un oligoelemento. Si tratta, in parole “semplici”, di un minerale di cui l’organismo ha bisogno solo in quantità molto piccole.
Si trova in tracce in diversi tessuti, e in concentrazioni maggiori all’interno delle ossa, nei denti, nel fegato, nei reni e nei polmoni.
Non è ancora del tutto chiaro se il vanadio sia davvero essenziale per l’essere umano. Tuttavia sappiamo che partecipa a vari processi biologici. Ad esempio, contribuisce alla regolazione della cosiddetta pompa sodio-potassio, ovvero un meccanismo che mantiene l’equilibrio tra sodio e potassio dentro e fuori le cellule.
Dove si trova il vanadio? In quali alimenti?
Il vanadio si trova in piccole quantità in molti alimenti, ma alcune fonti ne contengono di più rispetto ad altre.
In particolare:
- I cereali e i cibi integrali sono considerati tra le principali fonti di vanadio. Basti pensare che farina e pane possono contenerne oltre 10 microgrammi per chilo;
- I frutti di mare, in cui il contenuto è generalmente più alto rispetto a quello presente nelle carni di animali terrestri;
- I funghi;
- Il pollo e il pesce, che tendono ad avere concentrazioni più alte di vanadio rispetto a carni bovine o suine.
Uova e latte ne forniscono invece quantità modeste, mentre è quasi assente all’interno di frutta e verdura.
Considerate le quantità minime necessarie per il nostro organismo, anche senza fare particolari scelte alimentari in genere la dieta è più che sufficiente per coprire il fabbisogno di tale elemento.
A cosa serve il vanadio?
Il vanadio partecipa a diverse funzioni importanti per l’organismo, tuttavia non è ancora stato dimostrato con certezza se sia, effettivamente, davvero indispensabile per noi esseri umani
- Una delle sue azioni principali riguarda la pompa sodio-potassio. Si tratta di un meccanismo che regola i livelli di sodio e potassio all’interno e all’esterno delle cellule, mantenendo la giusta concentrazione di questi minerali nei tessuti;
- È coinvolto nella produzione di alcuni enzimi necessari per il metabolismo dei nutrienti, per la sintesi degli ormoni e per la salute del tessuto osseo.
Infine, il vanadio potrebbe potenzialmente contribuire a inibire la sintesi del colesterolo, con possibili benefici per i livelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) nel sangue. A questo riguardo, però, sono necessari ulteriori studi.
Vanadio e diabete: cosa dice la scienza?
Secondo alcuni studi, il vanadio potrebbe rivelarsi potenzialmente utile nel trattamento del diabete, in quanto potrebbe aiutare a regolare i livelli di zucchero nel sangue nelle persone con diabete di tipo 2 o intolleranza glucidica. Tuttavia, ad oggi le prove disponibili a sostegno di questa tesi non sono ancora solide.
Ma andiamo con ordine.
Diversi studi hanno mostrato che questo minerale può imitare o potenziare l’effetto dell’insulina, migliorando la sensibilità dei tessuti a questo ormone e riducendo la produzione di glucosio nel fegato. Di conseguenza, in alcuni casi si è osservato anche un calo del colesterolo “cattivo” LDL.
Tuttavia, gran parte di questi risultati proviene da ricerche condotte su animali o su gruppi di pazienti molto piccoli. Gli studi sull’uomo, più nello specifico, hanno coinvolto gruppi composti da poche persone e spesso mancavano gruppi di controllo con placebo, rendendo difficile capire quanto siano effettivamente affidabili e “definitivi” i dati raccolti.
Inoltre, occorre sottolineare che le dosi utilizzate in queste sperimentazioni sono state molto più alte rispetto all’assunzione quotidiana tramite alimenti: si parla di circa 100 mg al giorno, assunti come integratori.
Per questi motivi, ad oggi non esistono indicazioni ufficiali per l'utilizzo del vanadio come parte di una potenziale cura o trattamento per il diabete.
Il fabbisogno giornaliero di vanadio
Il fabbisogno giornaliero di vanadio è molto basso, e non esiste una dose precisa riconosciuta come indispensabile per l’essere umano.
Secondo alcune stime, un’assunzione di circa 10-20 microgrammi al giorno è considerata adeguata per coprire eventuali funzioni di questo oligoelemento. Alcune indicazioni fissano un intervallo leggermente più ampio, tra 10 e 30 microgrammi. In entrambi i casi, si tratta di dosi ampiamente raggiungibili con la sola dieta.
Per quanto riguarda la sicurezza, in genere è considerata sicura l’assunzione fino a circa 100 microgrammi al giorno, e il limite massimo tollerabile è pari a circa 1800 microgrammi per gli adulti. Valori superiori possono potenzialmente aumentare i rischi di effetti negativi.
Detto questo, il vanadio assunto con la dieta abituale resta ben al di sotto di queste soglie.
L’eccesso di vanadio: cause e sintomi
Un eccesso di vanadio è raro con la sola alimentazione, ma può verificarsi per esposizione ad alte dosi, soprattutto per motivi ambientali o lavorativi.
Le principali fonti di accumulo, infatti, sono:
- L’inquinamento atmosferico dovuto alla combustione di petrolio e carbone;
- Le emissioni industriali;
- In misura minore, ma comunque non trascurabile, il fumo di sigaretta.
In questi contesti l’apparato respiratorio assorbe facilmente il vanadio presente nell’aria, aumentando così il rischio di accumulo nell’organismo.
I sintomi di un’esposizione cronica al vanadio includono:
- Problemi a carico dell’apparato riproduttivo;
- Danni al fegato e al sistema nervoso;
- Se “assunto” per inalazione, possono comparire irritazione polmonare, tosse e broncospasmo.
La carenza di vanadio: cause e sintomi
Non è chiaro se gli esseri umani possano subire dei danni per via di una carenza di vanadio, e non esistono prove solide che un apporto insufficiente provochi sintomi specifici o malattie.
Alcuni studi sugli animali indicano che una mancanza di vanadio nella dieta può portare potenzialmente a problemi come:
- Crescita rallentata;
- Infertilità o difficoltà riproduttive;
- Alterazioni nei livelli di colesterolo, trigliceridi, glucosio e insulina.
Tuttavia,chi segue una dieta “normale” introduce già delle piccole quantità di vanadio, che sono sufficienti a coprire eventuali necessità. Non è stato stabilito un fabbisogno preciso, proprio perché ad oggi non sono state dimostrate eventuali conseguenze negative dirette causate da una carenza.
Fonti:
- Amaral, F., Moniz, T., Silva, & Rangel, M. (2023). Vanadium Compounds with Antidiabetic Potential. International Journal of Molecular Sciences, 24(21), 15675–15675. https://doi.org/10.3390/ijms242115675
- Hu, P., Hu, P., Vu, T. D., Li, M., Wang, S., Ke, Y., Zeng, X., Mai, L., & Long, Y. (2023). Vanadium Oxide: Phase Diagrams, Structures, Synthesis, and Applications. Chemical Reviews, 123(8), 4353–4415. https://doi.org/10.1021/acs.chemrev.2c00546
- Treviño, S., Díaz, A., Sánchez-Lara, E., Sanchez-Gaytan, B. L., Perez-Aguilar, J. M., & González-Vergara, E. (2018). Vanadium in Biological Action: Chemical, Pharmacological Aspects, and Metabolic Implications in Diabetes Mellitus. Biological Trace Element Research, 188(1), 68–98. https://doi.org/10.1007/s12011-018-1540-6