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Allergia al polline e influenze sull’alimentazione

L’allergia al polline, nota come febbre da fieno, è una reazione immunitaria che causa sintomi come starnuti, naso che cola e difficoltà respiratorie. Si gestisce con antistaminici o immunoterapia, mentre alcuni alimenti possono aggravare i sintomi per via di reazioni crociate.

L’allergia al polline, nota come febbre da fieno, è una reazione immunitaria che causa sintomi come starnuti, naso che cola e difficoltà respiratorie. Si gestisce con antistaminici o immunoterapia, mentre alcuni alimenti possono aggravare i sintomi per via di reazioni crociate.

L’allergia ai pollini

L’allergia ai pollini viene anche chiamata raffreddore o febbre da fieno. Si tratta di una reazione allergica causata dall’inalazione del polline prodotto dalle piante, una sostanza normalmente innocua ma che in alcuni soggetti viene percepita come potenzialmente dannosa per l’organismo, innescando una risposta immunitaria

Può essere causata dal polline di diversi alberi e piante, e una delle più diffuse è la cosiddetta allergia alle graminacee.

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Cosa si intende per pollini?

Il polline è composto da granuli estremamente piccoli, e sono, di fatto, le cellule riproduttive maschili delle piante con semi. Questi granuli si presentano con un aspetto simile ad una polverina, e tendono a cambiare colore a seconda della pianta da cui provengono.
Ogni granulo ha al suo interno una cellula vegetativa e una cellula generativa; quest’ultima si divide per formare i gameti maschili.
La dimensione dei granuli di polline varia tra i 10 e i 200 micrometri, e possono avere forme diverse, come sferica o ovoidale.

Il ruolo principale del polline è di trasportare il gamete maschile agli organi femminili della pianta per fecondarla. Quando il polline arriva allo stigma di un fiore compatibile inizia a germinare, formando un tubo attraverso cui i gameti maschili possono raggiungere gli ovuli.

Il periodo del picco dell’allergia

Il periodo di picco dell’allergia al polline coincide, in Italia, con il periodo primaverile, ovvero da aprile a giugno. Tuttavia, le piante tendono a rilasciare polline da marzo a settembre.

Le cause dell’allergia

L’allergia al polline è una risposta del sistema immunitario a specifici tipi di polline, riconosciuti erroneamente dall’organismo come sostanze potenzialmente nocive e da eliminare. 

Quando il polline entra in contatto con il sistema immunitario di una persona allergica, questo produce delle proteine chiamate immunoglobuline E (IgE). Questi anticorpi causano nell’organismo il rilascio di istamina e altre sostanze che provocano infiammazione e tutti quei sintomi tipici delle allergie.

I tipi di polline che più comunemente causano allergie includono quelli provenienti da:

  • Alcuni tipi di albero;
  • Graminacee;
  • Alcuni tipi di erbe.

Essendo particolarmente leggeri i pollini vengono trasportati facilmente dal vento anche per svariati chilometri.

I fattori di rischio

Tra i fattori di rischio principali che possono favorire l’insorgere di allergia ai pollini ricordiamo:

  • La predisposizione genetica. La presenza di altre allergie, sia personali sia in famiglia, può predisporre a svilupparne altre;
  • Le condizioni climatiche;
  • L’esposizione ambientale. Venire a contatto fin da piccoli con alte concentrazioni di pollini può favorire lo sviluppo dell’allergia.
allergia al polline

I sintomi dell’allergia

Tra i sintomi più comuni dell’allergia ai pollini – comuni anche ad altri tipi di allergia – ricordiamo in particolare:

  • Stanchezza e spossatezza;
  • Lacrimazione anche molto abbondante;
  • Naso che cola;
  • Starnuti;
  • Prurito, gonfiore e rossore a naso e occhi;
  • Mal di gola;
  • Congestione nasale;
  • Difficoltà respiratorie;
  • Senso di pesantezza e oppressione toracica;
  • Asma;
  • Crampi addominali, talvolta accompagnati da vomito;
  • Diarrea;
  • Malessere generale.

Sebbene sia una complicazione abbastanza rara, bisogna tenere presente che alcuni soggetti possono incorrere in shock anafilattico, una condizione potenzialmente fatale che richiede attenzione medica immediata. Tra i sintomi più comuni ricordiamo:

  • Abbassamento repentino della pressione sanguigna;
  • Difficoltà respiratorie gravi;
  • Pallore;
  • Perdita di coscienza.

La diagnosi

La diagnosi dell’allergia ai pollini si effettua durante una visita specialistica con un medico specializzato, l’allergologo. Quest’ultimo effettuerà:

  • Un’analisi della storia clinica e familiare, raccogliendo informazioni sulle condizioni di salute del paziente e di eventuali allergie presenti in famiglia, oltre alle abitudini di vita del paziente;
  • Test allergologici cutanei. In genere si effettuano il prick test o il patch test. Questi test prevedono l’applicazione sulla pelle, o sotto la pelle, di piccole quantità di allergene, osservando eventuali reazioni cutanee che confermerebbero la presenza di allergia;
  • Test sierologici. Vengono effettuate analisi del sangue per cercare la presenza di anticorpi specifici contro gli allergeni del polline;
  • Valutazione e monitoraggio dei sintomi.
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Qual è il costo di una visita allergologica?

Il costo di una visita allergologica in uno studio privato può oscillare in media tra i 25 e gli 80 euro. Nel pubblico i prezzi sono solitamente più contenuti, e si aggirano di solito dai 2 ai 10 euro per allergene.

La cura e il trattamento

Purtroppo l’allergia ai pollini non può essere curata definitivamente se non tramite immunoterapia, ovvero esposizione graduale e controllata all’allergene fino a “desensibilizzazione” dell’organismo. Viene chiamato, colloquialmente, “vaccino”, sebbene non lo sia.
Non tutti possono sottoporsi a immunoterapia, tuttavia l’allergia può essere trattata per ridurre al minimo la sintomatologia e i disagi che ne derivano.

I farmaci che vengono impiegati più di frequente sono:

  • Antistaminici;
  • Corticosteroidi;
  • Decongestionanti.

Cosa non mangiare con l’allergia ai pollini?

In alcune persone l’allergia ai pollini può creare cross-reattività: reazioni allergiche ad alcuni tipi di alimento per via della “somiglianza” tra gli allergeni. Generalmente cosa non mangiare dipende dai pollini cui si è allergici, e in particolare:

  • Le betullacee possono causare cross-reattività con mele, pere, banane, albicocche, prugne, kiwi, finocchi, prezzemolo;
  • Le graminacee con kiwi, pesche, angurie, melone, pomodori, mandorle, arachidi.

È importante discutere di queste potenziali reazioni incrociate con il proprio medico o allergologo di riferimento.