La gotta è una malattia del metabolismo che causa un eccesso di acido urico nel sangue. Quest’ultimo porta alla formazione di cristalli nelle articolazioni, causando dolore e infiammazione.
Che cos’è la gotta?
La gotta è una malattia metabolica, nonché la forma più comune di artrite infiammatoria (Dehlin et al., 2020).
È caratterizzata da una formazione e un accumulo di cristalli di acido urico nelle articolazioni, dovuto a livelli elevati di acido urico nel sangue, una condizione detta iperuricemia.
L’accumulo dei cristalli causa degli attacchi particolarmente dolorosi, e infiammazione localizzata nelle articolazioni e nelle aree circostanti.
Cause e fattori di rischio della gotta
Principale responsabile dell’insorgere della gotta è l’acido urico, che in quantità eccessive presenti nel sangue tende ad accumularsi e a formare cristalli che infiammano le articolazioni. Al contrario, in altre patologie come ad esempio la celiachia, si assiste ad un abbassamento dei livelli di acido urico.
Esistono diverse cause e diversi fattori di rischio che possono influenzare i livelli di acido urico nel sangue. Tra questi, i più comuni:
- Età e sesso. Negli uomini, i livelli di acido urico sono naturalmente più alti, aumentando il rischio di sviluppare la gotta già in età relativamente giovane, solitamente tra i trenta e i cinquant’anni. Nelle donne, invece, i livelli di acido urico tendono ad aumentare dopo la menopausa.
Di conseguenza, le donne generalmente sviluppano la malattia dopo i cinquant’anni, in particolare nel periodo post-menopausale; - Dieta. Un’alimentazione squilibrata, ricca di grassi e accompagnata da un consumo eccessivo di alcol, oltre ad aumentare il rischio di sviluppare disturbi come il reflusso aumenta significativamente il rischio di sviluppare la gotta.
- Obesità o sovrappeso. Queste condizioni portano l’organismo a produrre più acido urico e, allo stesso tempo, rendono più difficile l’eliminazione dello stesso da parte dei reni;
- Condizioni di salute preesistenti. Alcune malattie o condizioni di salute, spesso legate a una dieta troppo ricca di grassi o al sovrappeso, come il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica e alti livelli di colesterolo, possono aumentare il rischio di sviluppare un attacco di gotta. Anche l’assunzione di determinati farmaci per trattare malattie come l’ipertensione, oppure i farmaci anti-rigetto che vengono normalmente impiegati a seguito dei trapianti d’organi possono contribuire all’aumento dell’acido urico nel sangue;
- Familiarità genetica. Se altri membri della famiglia soffrono di gotta, il rischio di svilupparla sarebbe più elevato.
Non sono state invece rilevate correlazioni tra la gotta e le intolleranze alimentari, anche se il consiglio generale è sempre, in caso di dubbio, quello di sottoporsi ad un test specifico, come può essere il test del respiro per l’intolleranza al lattosio.
Sintomi della gotta
Non è sempre semplice individuare i sintomi di un attacco di gotta, poiché possono essere comuni a quelli di altre malattie alimentari o di altre tipologie di artrite.
Tuttavia, tra i sintomi più comuni ricordiamo:
- Dolore intenso nella zona infiammata. Tali dolori sono spesso improvvisi, rendono complesso l’utilizzo della zona interessata e appaiono più spesso durante la notte, rendendo difficoltoso riposare. Il dolore tende ad essere più intenso durante le prime 12-24 ore dell’attacco, e può interessare più articolazioni contemporaneamente. Le articolazioni più colpite sono, solitamente, alluci, caviglie, ginocchia, polsi, gomiti e dita delle mani, aree in cui i sintomi sono anche solitamente più forti.
- Gonfiore. Le articolazioni colpite divengono rapidamente gonfie, arrossate e particolarmente sensibili al tatto. La pelle può, a sua volta, apparire tesa, lucida e di un colore livido che va dal rosso al violaceo. L’infiammazione da gotta (e non solo) ai piedi viene anche definita podagra. È importante tenere presente che la gotta normalmente non colpisce il viso. Quindi, se si verifica gonfiore dell’area, la causa va probabilmente cercata altrove.
- Difficoltà nei movimenti. Le aree colpite e gonfie risultano difficili da muovere. Camminare con la gotta può risultare difficile qualora siano interessati alluci o caviglie. Allo stesso modo, se la gotta colpisce le mani, anche attività come scrivere possono risultare complesse e dolorose.
- Febbre e brividi. Sono sintomi più rari, e sono solitamente accompagnati da una sensazione di malessere generale.
Essendo la gotta un’infiammazione, è possibile assistere anche a una sintomatologia ricollegabile a condizioni ipermetaboliche.
È importante trattare la gotta?
Ad oggi esistono diversi trattamenti efficaci per la gotta, ed è assolutamente cruciale non trascurarla e rivolgersi ad un medico a seguito di un attacco. Difatti, sebbene talvolta i sintomi possano scomparire da soli in un periodo che va da pochi giorni ad una settimana circa a seconda della gravità, tendenzialmente se non curata i sintomi tendono a ripresentarsi, in maniera più violenta, più persistente e colpendo più articolazioni.
Oltre al dolore che comporta, la gotta non trattata può arrivare a causare danni permanenti alle articolazioni, o addirittura, nei casi più gravi, deformazioni permanenti nelle aree interessate.
Inoltre, occorre tenere presente che un attacco di gotta possa rappresentare uno specchio per ulteriori problematiche. Ad esempio, come già accennato, l’assunzione di una dieta eccessivamente ricca di grassi, oppure sbilanciata dal punto di vista nutrizionale.
Come avviene la diagnosi della gotta?
Diagnosticare la gotta non è sempre facile, poiché molti sintomi sono simili a quelli di altre tipologie di artrite. Il medico, solitamente, procede seguendo diversi approcci:
- Analisi clinica del paziente, tenendo conto di eventuali attacchi precedenti che si sono risolti spontaneamente, oppure la presenza di podagra – il già citato gonfiore tipico della gotta del piede;
- Tecniche di imaging, come radiografie o ecografie, che possono essere utilizzate per rilevare depositi di acido urico ed eventuali danni alle articolazioni;
- Esami microscopici del liquido articolare, per ricercare presenza di acido urico;
- Esami del sangue, i cui risultati però non indicano con precisione la presenza o meno di gotta.
Trattamenti e gestione della gotta
I trattamenti per la gestione della gotta, per essere efficaci, devono essere prescritti da un medico che valuterà caso per caso. In caso di attacco di gotta possono essere prescritti degli antinfiammatori non steroidei (FANS) che possono anche aiutare nella gestione del dolore.
La terapia farmacologica viene inoltre spesso accompagnata a cambiamenti anche importanti allo stile di vita, concordati con il professionista.
Dieta e alimentazione per prevenire gli attacchi di gotta
Una dieta errata e un’alimentazione eccessivamente ricca di grassi sono, come abbiamo visto, tra i primi fattori di rischio nello sviluppo della gotta.
Premettendo che, come sempre, una corretta alimentazione andrebbe valutata e concordata con un professionista della nutrizione, è possibile seguire alcune linee guida:
- Evitare diete sbilanciate o fai-da-te. Soprattutto qualora si desideri adottare delle diete che introducono cambiamenti importanti, come diete per ingrassare o dimagrire, oppure regimi alimentari come la dieta vegana, occorre sempre chiedere un consulto al proprio medico. Quest’ultimo potrà indicare i cambiamenti alimentari da seguire e consigliare, eventualmente, l’uso o meno di integratori alimentari.
- Mantenere sempre una corretta idratazione, che aiuta a smaltire gli eccessi di acido urico. Normalmente, occorre bere almeno due litri di acqua ogni giorno;
- Ridurre il consumo di alimenti ricchi in grassi saturi, come le carni rosse e i prodotti caseari;
- Prediligere gli alimenti contenenti carboidrati complessi;
- Consumare adeguate quantità di frutta e verdura. Le linee guida del Ministero della Salute consigliano almeno cinque porzioni giornaliere (LE);
- Limitare il consumo di alcol;
- In caso di sovrappeso o obesità, rivolgersi a un professionista della nutrizione per adottare una dieta dimagrante equilibrata.
Fonti:
- Dehlin, M., Jacobsson, L., & Roddy, E. (2020). Global epidemiology of gout: prevalence, incidence, treatment patterns and risk factors. Nature Reviews Rheumatology, 16(7), 380–390. https://doi.org/10.1038/s41584-020-0441-1
- Danve, A., Sehra, S. T., & Neogi, T. (2021). Role of diet in hyperuricemia and gout. Best Practice & Research Clinical Rheumatology, 35(4), 101723. https://doi.org/10.1016/j.berh.2021.101723
- Cipolletta, E., Tata, L. J., Nakafero, G., Avery, A. J., Mamas, M. A., & Abhishek, A. (2022). Association between gout flare and subsequent cardiovascular events among patients with gout. JAMA, 328(5), 440. https://doi.org/10.1001/jama.2022.11390
- Clebak, K. T., Morrison, A., & Croad, J. R. (2020, November 1). Gout: rapid evidence review. AAFP. https://www.aafp.org/pubs/afp/issues/2020/1101/p533.html
- Emmerson, B. T. (1996). The management of Gout. New England Journal of Medicine, 334(7), 445–451. https://doi.org/10.1056/nejm199602153340707
- Pillinger, M. H., & Mandell, B. F. (2020). Therapeutic approaches in the treatment of gout. Seminars in Arthritis and Rheumatism, 50(3), S24–S30. https://doi.org/10.1016/j.semarthrit.2020.04.010
Articolista e copywriter con oltre dieci anni di esperienza. Appassionata riguardo il settore della nutrizione.