Gozzo tiroideo: cause, sintomi, diagnosi e opzioni di cura
Il gozzo tiroideo è un ingrossamento della ghiandola tiroidea che può causare sintomi compressivi o alterazioni ormonali. Le possibili cause includono carenza di iodio, malattie autoimmuni e presenza di noduli.

Il gozzo tiroideo è un ingrossamento della tiroide che può comparire per diverse cause. Queste ultime spaziano dalla carenza di iodio a diversi disturbi autoimmuni. Il gozzo può, inoltre, essere asintomatico o provocare sintomi, soprattutto legati alla compressione del collo o all’eventuale variazione della funzione ormonale.
Che cos’è il gozzo tiroideo?
Con gozzo tiroideo si intende l’aumento di volume della tiroide, che può coinvolgere tutta la ghiandola oppure solo alcune aree formando dei noduli.
Nella maggior parte dei casi, comunque, si tratta di una condizione benigna.
La tiroide è una ghiandola dalla forma simile a quella di una farfalla, posta alla base del collo.
Quando cresce di volume, il rigonfiamento, detto appunto gozzo, può diventare visibile e talvolta causare difficoltà a deglutire o respirare. Per quanto riguarda la funzionalità, può restare normale oppure alterarsi, facendo comparire ipotiroidismo o ipertiroidismo.
Quali sono i principali tipi di gozzo tiroideo? Gozzo diffuso, nodulare, multinodulare
Esistono diversi tipi di gozzo tiroideo. In particolare:
- Il gozzo diffuso. Si tratta di un ingrossamento uniforme senza che vi sia la presenza di noduli. La funzione ormonale, a sua volta, può essere normale o alterata;
- Il gozzo nodulare è dovuto a una crescita irregolare locale che forma un nodulo singolo;
- Il gozzo multinodulare compare quando vi è presenza di più noduli. Si tratta di una forma abbastanza frequente in età adulta e se vi è insufficienza di iodio.
Qual è la differenza tra gozzo eutiroideo e gozzo funzionante?
Il termine “gozzo eutiroideo” indica la presenza di una tiroide ingrossata che, pur avendo aumentato le proprie dimensioni, continua a produrre quantità normali di ormoni tiroidei. In presenza di gozzo eutorideo la funzione della ghiandola resta sostanzialmente normale, senza che vi siano segni di ipotiroidismo o ipertiroidismo.
Il “gozzo funzionante” descrive, invece, una condizione in cui l’ingrossamento della tiroide è associato a un’alterazione della sua attività. In particolare:
- Quando la ghiandola produce troppi ormoni si parla di gozzo iperfunzionante, anche detto gozzo tossico;
- Se la produzione ormonale è ridotta si parla, invece, di gozzo ipofunzionante.
Le cause del gozzo tiroideo e i fattori di rischio
Il gozzo tiroideo può dipendere da diverse cause, in particolare:
- Carenza di iodio;
- Malattie autoimmuni;
- Presenza di noduli o di altri fattori che influenzano la crescita della ghiandola.
Tra i fattori di rischio, invece, rientrano:
- Età avanzata;
- Familiarità;
- Assunzione di alcuni farmaci;
- Presenza di alcune condizioni fisiologiche, come gravidanza e menopausa;
- Presenza di tumori o di infiammazioni.
La carenza di iodio e fattori ambientali
La carenza di iodio è la causa più comune a livello globale per quanto riguarda la formazione del poco tiroideo. Infatti, in mancanza di iodio la tiroide produce meno ormoni, mentre l’ipofisi risponde aumentando il TSH, ovvero l’ormone tireostimolante, che stimola la ghiandola a crescere.
A ciò, vi si associano anche una serie di fattori ambientali, tra cui:
- Consumo eccessivo e prolungato di verdure ricche di tiocianati se crude e in grandi quantità, poiché riducono l’assorbimento dello iodio;
- Esposizione a radiazioni;
- Carenza di selenio;
- Assunzione di alcuni farmaci che interferiscono con il metabolismo dello iodio o con la risposta al TSH.
Le malattie autoimmuni e i noduli tiroidei
Altre cause comuni per quanto riguarda la formazione del gozzo sono le malattie autoimmuni e i noduli tiroidei. In particolare:
- Tiroidite di Hashimoto, che causa infiammazione cronica la quale, a sua volta, riduce la produzione ormonale. Inoltre, l’aumento del TSH stimola la crescita della ghiandola, favorendo la comparsa del gozzo;
- Malattia di Graves. In presenza di questa malattia, vengono prodotti anticorpi che “imitano” il TSH spingendo la ghiandola a produrre troppi ormoni, aumentando di volume.
Per quanto riguarda i noduli tiroidei, sono abbastanza frequenti ma per lo più benigni.
I sintomi del gozzo tiroideo: come si manifesta?
Il gozzo tiroideo può essere asintomatico, non causare alcun disturbo e venire scoperto per caso.
Tuttavia, se la ghiandola aumenta molto di volume possono comparire:
- Sintomi compressivi;
- Disturbi legati a iperfunzione o ipofunzione della tiroide.
I sintomi compressivi: voce roca, difficoltà a deglutire, tosse
I sintomi compressivi causati dal gozzo tiroideo derivano dalla pressione di quest’ultimo su trachea, esofago e nervi laringei. In questi casi possono comparire:
- Voce roca;
- Difficoltà a deglutire se l’esofago viene “spostato” o ristretto. Ciò avviene soprattutto se il gozzo scende verso il torace;
- Fiato corto o respiro rumoroso se è coinvolta la trachea. Questo sintomo tende a peggiorare molto in posizione sdraiata;
- Tosse secca persistente;
- Sensazione di corpo estraneo in gola;
- Russamento;
- Gonfiore visibile del collo.
I sintomi legati alla funzione tiroidea: ipertiroidismo e ipotiroidismo
Oltre ai disturbi meccanici, il gozzo tiroideo può alterare la produzione degli ormoni tiroidei.
Se la ghiandola diventa iperattiva, ovvero in presenza di ipertiroidismo, l’eccesso di ormoni va ad “accelerare” molte funzioni dell’organismo.
I sintomi più comuni includono:
- Perdita di peso non intenzionale;
- Battito cardiaco accelerato o irregolare;
- Sudorazione eccessiva e intolleranza al caldo;
- Tremori, nervosismo e insonnia;
- Aumento dell’appetito e senso di stanchezza muscolare;
- Alterazioni del ciclo mestruale nelle donne.
Quando invece la tiroide produce pochi ormoni, ovvero in caso di ipotiroidismo, l’attività metabolica rallenta. Possono comparire:
- Stanchezza marcata e sonnolenza;
- Aumento di peso;
- Pelle secca e fredda;
- Sensibilità al freddo;
- Costipazione;
- Ridotta capacità di concentrazione;
- Debolezza muscolare.

Dove fa male il gozzo tiroideo?
Il gozzo tiroideo non è quasi mai doloroso. Infatti, in generale il gozzo di per sé non causa dolore: si tratta piuttosto di una sensazione di fastidio.
Se compaiono dolore o tensione al collo, soprattutto se improvvisi, possono indicare la presenza di una cisti o un sanguinamento nodulare.
La diagnosi: esami e accertamenti
La diagnosi per il gozzo tiroideo mira a definire:
- Dimensioni della tiroide;
- Presenza di noduli;
- Eventuale funzionalità;
- Eventuali terapie necessarie.
La visita e la palpazione clinica
In genere in caso di sospetto gozzo tiroideo si parte con una visita endocrinologica, in cui si raccoglie la storia clinica e familiare del paziente e si valuta la tiroide tramite palpazione. L’endocrinologo prende nota di consistenza, mobilità, presenza di noduli, eventuali asimmetrie e segni di compressione.
Questa visita è, in genere, preliminare, e richiede ulteriori esami per procedere con la diagnosi.
Altri esami: ecografia tiroidea, esami del sangue, scintigrafia e agoaspirato
Gli esami più utilizzati per diagnosticare il gozzo tiroideo sono:
- Ecografia tiroidea. Si tratta di un esame rapido e non invasivo. Serve per valutare volume, struttura, presenza di noduli, vascolarizzazione e calcificazioni. È inoltre utile per distinguere tra gozzo diffuso e multinodulare;
- Esami del sangue, e in particolare:
- TSH per la regolazione ipofisaria;
- FT3 e FT4 come ormoni liberi;
- Calcitonina se sono presenti noduli;
- Anticorpi anti-TPO e anti-recettore del TSH per le forme autoimmuni;
- Scintigrafia tiroidea in alcuni casi selezionati;
- Agoaspirato ecoguidato quando un nodulo appare “sospetto” o particolarmente voluminoso, in modo da poter effettuare le analisi citologiche.
Il gozzo tiroideo può sparire?
No, in generale il gozzo tiroideo non può “sparire” o regredire spontaneamente, ma la correzione delle cause scatenanti e le terapie farmacologiche possono stabilizzarne o ridurne il volume.
In alcuni casi, tuttavia, si ricorre alla chirurgia.
La cura e il trattamento del gozzo tiroideo
Il trattamento del gozzo tiroideo non è uguale per tutti, ma dipende da causa, dimensioni, sintomi e funzionalità.
La presenza di un gozzo piccolo, asintomatico e con funzionalità “normale” spesso non richiede cure, ma unicamente monitoraggio.
Invece, in presenza di compressione, alterazioni ormonali o possibili complicazioni, si tende a intervenire.
Le terapie per il trattamento del gozzo tiroideo
In linea di massima, le possibili terapie per il trattamento del gozzo comprendono:
- Correzione dell’apporto di iodio con sale iodato o integratori;
- Farmaci per normalizzare il TSH;
- Antitiroidei o radioiodio in presenza di ipertiroidismo e in alcune forme di gozzo multinodulare tossico;
- Termoablazione con radiofrequenza o laser nei noduli benigni in pazienti che non desiderano o non possono sottoporsi a chirurgia. Si tratta di una procedura in anestesia locale, che non richiede incisioni.
La chirurgia: quando serve l'intervento?
L’intervento chirurgico per il gozzo, chiamato tiroidectomia, è indicato quando:
- Il gozzo è voluminoso e sintomatico, al punto da comprimere trachea o esofago;
- Le terapie mediche non sono sufficienti in presenza di gozzo tossico;
- L’agoaspirato suggerisce la presenza di una possibile lesione maligna;
- Il gozzo tende a crescere rapidamente.
La gestione pratica e la prevenzione
La prevenzione del gozzo tiroideo, per quanto possibile, si basa su un adeguato apporto di iodio nonché su controlli periodici soprattutto in presenza di familiarità.
Il controllo dello iodio nella dieta
Per produrre ormoni tiroidei serve assumere iodio, che viene in genere introdotto tramite la dieta. Si stima che il fabbisogno medio per gli adulti si aggiri intorno ai 150-200 microgrammi al giorno.
In Italia si stima che l’utilizzo comune di sale iodato abbia ridotto l’incidenza delle carenze. Tuttavia, anche altri alimenti contengono iodio, e in particolare:
- Pesce e frutti di mare, come sardine, tonno, trota, salmone;
- Latticini e uova;
- Alghe;
- Alcuni legumi e frutta secca, come fagioli e noci.
Ci sono però situazioni in cui il fabbisogno di iodio aumenta, come la gravidanza e l’allattamento. In questi casi, diviene talvolta necessario procedere con un’integrazione, in accordo con il ginecologo e con un nutrizionista.
In presenza di gozzo diviene poi spesso necessario adattare la propria dieta. Consultando un nutrizionista, potrebbe consigliare ad esempio di diminuire l’assunzione di soia (in quanto vi è un legame tra soia e tiroide, poiché in alcune condizioni può influire sull’equilibrio ormonale), oppure indicare una dieta per ipotiroidismo o ipertiroidismo.
Lo screening e il monitoraggio
Gli screening e i monitoraggi periodici aiutano a seguire con cura l’evoluzione del gozzo e a prevenire la comparsa di eventuali complicanze. Soprattutto in presenza di familiarità o condizioni che possono causare la comparsa del gozzo, è utile concordare con il proprio medico dei controlli a cadenza periodica.