Alimentazione flessibile: intervista al dott. Matteo Colombani

L'alimentazione flessibile è un approccio per la gestione del peso che privilegia moderazione e personalizzazione. Questo articolo esplora i suoi principi grazie all'intervista con il dott. Matteo Colombani, dietista qualificato.

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Alimentazione flessibile intervista

L'alimentazione flessibile, o flexible dieting, rappresenta un approccio sempre più diffuso per la gestione del peso e il raggiungimento degli obiettivi di benessere. Questo metodo si discosta dalle diete restrittive tradizionali, enfatizzando la moderazione e la personalizzazione piuttosto che l'eliminazione di specifici alimenti. 

L'articolo, grazie all'intervista al dott. Matteo Colombani, esplora i principi fondamentali dell'alimentazione flessibile, analizzando come essa possa essere integrata efficacemente nella vita quotidiana per promuovere un rapporto più sano e sostenibile con il cibo.

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L'alimentazione flessibile: intervista al dott. Matteo Colombani

Il dott. Matteo Colombani è un dietista specializzato in disturbi intestinali, ricomposizione corporea e nutrizione sportiva. Aiuta le persone a comprendere e riequilibrare la propria salute intestinale attraverso piani personalizzati, offrendo un supporto continuo per alleviare i sintomi e migliorare il benessere generale.

Dieta flessibile

Intervista sull'alimentazione flessibile

Nei prossimi paragrafi abbiamo chiesto al dott. Matteo Colombani di rispondere ad alcuni dei dubbi più comuni sull'alimentazione flessibile. Vediamo le sue risposte. 

 

Cosa significa esattamente "alimentazione flessibile"? In che modo l’alimentazione flessibile si differenzia da diete più restrittive o dal concetto tradizionale di “dieta”?  

L'alimentazione flessibile, si basa sull'idea di raggiungere i propri fabbisogni nutrizionali  senza demonizzare o eliminare specifici alimenti o gruppi di alimenti, discostandosi  notevolmente da una dieta restrittiva. Non si tratta di un “via libera" per mangiare  qualsiasi cosa senza controllo, ma piuttosto di un percorso che, sotto la guida di un  professionista, insegna al paziente a integrare qualsiasi tipo di alimento, mantenendo le  proprie abitudini. Partendo dal calcolo dei fabbisogni, e dell’obiettivo del singolo paziente,  si intraprende un percorso che porta al raggiungimento di essi ma senza privarsi dei  propri cibi preferiti. 

 

Quali sono i principali vantaggi di questo approccio per chi vuole perdere peso o mantenere la forma?  

La chiave di questo innovativo approccio alimentare è la sostenibilità ( a differenze di  diete restrittive che sono spesso insostenibili nel lungo periodo). Infatti riuscendo a  integrare tutti gli alimenti, anche quelli che sono considerati “non sani”, si previene il  senso di rinuncia che di solito sfocia in una abbuffata e nella voglia irrefrenabile di  “sgarrare” il weekend. In quest’ottica, il cibo smette di essere una fonte di frustrazione e  stress per il singolo paziente, favorendo l'ascolto dei segnali di fame e sazietà e nel  contempo aiutando a sviluppare una relazione più sana e serena con il cibo. Solo chi ha  lottato con diete yo-yo, capisce che questo è un vero e proprio cambiamento. Grazie a  ciò, questo innovativo approccio diventa un qualcosa di sostenibile nel lungo periodo,  rendendo la perdita di peso non un traguardo temporaneo, ma un risultato duraturo.  

 

Chi, a suo parere, può beneficiare maggiormente di un approccio all'alimentazione flessibile? Ci sono categorie di persone per le quali potrebbe non essere indicata o addirittura controproducente?  

In poche parole, tutti quanti possono beneficiarne, dall’atleta professionista, allo sportivo della  domenica che vuole mettersi in forma perdendo quei chili in eccesso. Chiunque ha gusti e  preferenze personali. Per quanto una persona possa avere tutta la disciplina e buona volontà, una  dieta che non tiene conto delle singole abitudini è destinata a fallire. Chi segue una dieta vecchio  stampo, sa bene la difficoltà durante eventi sociali, cene con amici o vacanze e il peso di dover  rinunciare a tutto ciò per paura di perdere i risultati ottenuti con tanti sacrifici. L'alimentazione  flessibile elimina questo problema. Essendo in grado di "adattare" le proprie scelte alimentari e di  bilanciarle nell'arco della giornata o della settimana, si può partecipare liberamente a pranzi e  cene fuori casa, godendosi la compagnia senza sentirsi a disagio o fuori luogo. Questo migliora  notevolmente la qualità della vita.

 

Quali sono gli errori più comuni che le persone commettono quando tentano di adottare un approccio di alimentazione flessibile e come si possono evitare?  

Come detto sopra, una dieta flessibile non è un “via libera”, assolutamente no. A capo di ogni  singola dieta fa conto il bilancio calorico certo, ma questo non vuole giustificare l’abuso del  “ tanto riesco a farlo rientrare nei macronutrienti”. Trascurare alimenti sani e di qualità è il primo  errore fatale che una persona possa compiere durante questo approccio.Non basare la dieta su  pizza, dolci, snack confezionati e bevande zuccherate, trascurando frutta, verdura, cereali integrali  e fonti proteiche magre. Altrimenti la qualità nutrizionale complessiva della dieta crolla  drasticamente. Una regola molto utile è quella del 80/20, ovvero 80% delle calorie e dei  macronutrienti dovrebbe provenire da alimenti sani e nutrienti,, lasciando il restante 20% per  alimenti più "liberi" o sfiziosi. Un altro errore molto comune in questi casi è l’ossessione dei  numeri e della tabella calorica. Tenere traccia delle proprie kcal ingerite giornaliere, è una buona  abitudine ma non deve diventare fonte di stress e ansia. L'obiettivo è diventare autonomi in modo  consapevole, mantenendo un'idea generale dei propri fabbisogni senza l'ossessione del numero  esatto. 

 

Come bilanciare il concetto di libertà alimentare con il rischio di eccessi o scelte poco sane?  

La giusta strategia è l’equilibrio. Il rischio di eccessi diminuisce quando il paziente comprende il  valore nutrizionale degli alimenti ovvero che un frutto non è "solo zucchero" ma anche vitamine e  fibre, o che un cibo processato non è “spazzatura" ma che nel giusto contesto può essere  consumato. Da qui mi rifaccio alla regola del 80/20 già spiegata prima, concetto fondamentale per  questo tipo di approccio.  

 

Come si integra l'attività fisica in un regime di alimentazione flessibile? Ci sono aggiustamenti specifici da fare in base al tipo e all'intensità dell'allenamento?  

E’ con l’attività fisica che la nutrizione flessibile rivela la sua massima efficacia. Da sportivo, dico  sempre ai miei pazienti in studio, che il vero problema non è il consumo di affettato o di carne  rossa processata, ma se facendo una rampa di scale hanno il fiato corto o se non riescono  nemmeno a sollevare una cassa d’acqua. Che sia allenamento aerobico, palestra o sport di  squadra, la nutrizione flessibile si applica a tutti quanti. La chiave di tutto è la personalizzazione e  gusti personali. Assicurarsi che la maggior parte dell'apporto calorico provenga da alimenti  nutrienti garantisce l'apporto di vitamine, minerali e fibre essenziali per la performance, il recupero  e la salute generale. Questo è particolarmente vero per gli sportivi, che hanno un fabbisogno  maggiore di alcuni micronutrienti a causa dell'aumentato dispendio. A tutti i miei pazienti, pongo  sempre domande ben mirate per vedere se sta tutto procedendo per il meglio, ad esempio: Come si sente durante l'allenamento? E dopo? Il recupero è adeguato? La fame è gestibile? Grazie a questi feedback, riesco ad affinare gli aggiustamenti ai macronutrienti e alle calorie, rendendo il  piano sempre più personalizzato ed efficace.

 

Quali strumenti o strategie pratiche consiglierebbe a chi vuole iniziare ad approcciarsi all'alimentazione flessibile in modo consapevole ed equilibrato?  

Il primo punto ed essenziale è il consulto con un professionista del settore. Un dietista esperto  può calcolare il fabbisogno calorico e di macronutrienti (proteine, carboidrati, grassi) in base a età,  sesso, livello di attività fisica, composizione corporea attuale e obiettivi.Da qui poi aiutare il  paziente a stabilire obiettivi chiari e realistici. A tutti i miei pazienti offro un sostegno e  interscambio continuo di informazioni, per capire come sta andando il percorso. Strumenti come  app di tracking calorico e diario alimentare sono molto utili per avere il controllo della situazione.  Sta di fatto che da padrone né fa la consapevolezza alimentare e saper distinguere il senso di  fame vero e proprio dalla fame emotiva o da stress. Ci saranno giorni in cui non si riuscirà a  essere perfetti con i macro. L'importante è la costanza e la direzione generale. Un singolo pasto o  una singola giornata non rovinano il progresso di una settimana o di un mese.