Coprocoltura o esame delle feci: a cosa serve?

La coprocoltura è un esame microbiologico che permette di individuare eventuali infezioni batteriche intestinali attraverso l’analisi di un campione di feci.

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coprocoltura

La coprocoltura è un esame delle feci utilizzato per rilevare la presenza di batteri patogeni nell’intestino. È utile per diagnosticare alcune infezioni gastrointestinali, soprattutto in presenza di sintomi che possono suggerire la presenza di un’infezione, come diarrea o crampi addominali persistenti.

La coprocoltura, o esame delle feci: cos'è?

La coprocoltura, o esame delle feci, è un esame microbiologico che si effettua su un campione di feci, ed è necessario per verificare la presenza o meno di batteri patogeni responsabili delle infezioni gastrointestinali.

Si tratta di un test che distingue questi microrganismi dannosi da quelli normalmente presenti all’interno dell’intestino, e che fanno parte della flora batterica.

Una condizione di alterazione della flora batterica viene chiamata disbiosi intestinale, e la coprocoltura può essere particolarmente utile per valutarne la presenza, la gravità e il tipo di microrganismi coinvolti.

Quando viene prescritto l'esame?

In genere la coprocoltura viene prescritta quando una persona manifesta quelli che sono sintomi compatibili con un’infezione intestinale di origine batterica. Si tratta di uno dei possibili esami da fare in caso di gonfiore addominale, in caso altri esami non abbiano rilevato la causa.

Tra i sintomi per cui potrebbe essere richiesta una coprocoltura rientrano:

  • Diarrea acuta e/o persistente;
  • Crampi addominali persistenti;
  • Nausea persistente;
  • Vomito senza che siano state rilevate altre cause;
  • Presenza di sangue o muco nelle feci;
  • Debolezza persistente;
  • Segni di disidratazione.

In particolare, la coprocoltura viene richiesta qualora questi sintomi compaiano in contesti come viaggi in zone considerate “a rischio”, dove quindi vi è la possibilità di contrarre delle infezioni attraverso l’acqua o gli alimenti.

Inoltre, può essere prescritta quando vi è il sospetto di tossinfezione alimentare o della presenza di colon irritabile.

Talvolta la coprocoltura viene richiesta prima o dopo altri esami strumentali, come la colonscopia e la gastroscopia.

Come funziona la coprocoltura?

La coprocoltura si basa sull’analisi di un campione di feci per individuare la presenza di batteri patogeni, cioè quei batteri capaci di provocare un’infezione nell’apparato digerente, e, più nello specifico, nel tratto intestinale. 

Una volta raccolto, il campione viene trasferito su dei terreni di coltura in laboratorio, che favoriscono la crescita di eventuali microrganismi. I tecnici monitorano lo sviluppo di eventuali colonie batteriche e, qualora ne rilevino la presenza, procedono alla loro identificazione.

In alcuni casi, oltre alla rilevazione del batterio o dei batteri, è necessario valutare anche la loro eventuale sensibilità agli antibiotici. In questi casi si esegue il cosiddetto antibiogramma.
Si tratta di un test che permette di individuare il farmaco più efficace per debellare l’infezione. 

La preparazione per la coprocoltura

La coprocoltura non richiede una preparazione complessa, ma occorre comunque seguire alcune indicazioni per evitare che il campione venga compromesso e l’esame, dunque, ne risulti alterato. 
In particolare, nei giorni precedenti all’esame è preferibile evitare l’uso di lassativi, clisteri, antibiotici e probiotici, poiché questi possono alterare la flora intestinale e influenzare i risultati del test.

È inoltre importante che l’evacuazione avvenga in modo spontaneo, senza che vi siano stimolazioni farmacologiche, anche in caso di stitichezza

Inoltre, le donne dovrebbero evitare di eseguire l’esame durante il periodo mestruale, per ridurre il rischio di contaminare accidentalmente il campione.

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Come si effettua la raccolta del campione?

Il campione di feci per la coprocoltura deve essere raccolto in un contenitore sterile, provvisto di tappo e di una paletta integrata. Questo contenitore può essere acquistato in farmacia, oppure fornito dal laboratorio. 
La quantità di feci necessaria per l’esame è piuttosto ridotta, e in genere è sufficiente un campione di grandezza pari a quella di una noce.

Durante la raccolta bisogna prestare attenzione a non contaminare le feci facendole entrare in contatto con urina, acqua o carta igienica. 

Il campione deve essere consegnato al laboratorio entro due ore dalla raccolta

Qual è il prezzo della coprocoltura?

Il costo della coprocoltura può variare in base al laboratorio e alla regione, ma in media può oscillare tra i 15 e i 30 euro. 
Nelle strutture pubbliche, se l’esame è prescritto dal medico curante, può essere effettuato gratuitamente o previo pagamento del ticket sanitario. 

L’interpretazione dei risultati

Il risultato della coprocoltura serve a stabilire se nelle feci siano presenti batteri patogeni.
Se il test rileva la crescita di uno o più di questi batteri, la diagnosi sarà positiva. In questo caso, per impostare una terapia mirata, si procede solitamente con l’antibiogramma, ovvero un’analisi apposita che indica a quali antibiotici i microrganismi rilevati sono più sensibili.

Al contrario, un risultato negativo al test  non esclude automaticamente la presenza di un’infezione. 
L’esito può, piuttosto, indicare che i sintomi non sono dovuti a batteri, ma piuttosto ad altri agenti infettivi come virus o parassiti, oppure che il batterio responsabile non è stato identificato con l’analisi eseguita. 

In questi casi è il medico a valutare se sia necessario svolgere ulteriori testesami del sangue specifici.

Dopo quanto tempo si hanno gli esiti della coprocoltura?

In linea di massima i risultati della coprocoltura sono disponibili entro 72 ore, il tempo necessario a consentire ai batteri eventualmente presenti nel campione di crescere all’interno dei terreni di coltura

Tuttavia, in caso vengano rilevati dei microrganismi patogeni può essere necessario un altro po’ di tempo (in genere un paio di giorni) per effettuare l’antibiogramma.

Che patologie si diagnosticano con l'esame delle feci?

La coprocoltura è utilizzata per diagnosticare le infezioni batteriche intestinali. In particolare, le infezioni che vengono diagnosticate tramite l’esami delle feci, comprendono:

  • La salmonellosi, che si trasmette in genere attraverso l’ingestione di alimenti o acqua contaminati;
  • La dissenteria batterica, che si manifesta con diarrea sanguinolenta e/o presenza di muco nelle feci;
  • L’infezione da Campylobacter;
  • La colite infettiva, provocata dal Clostridium difficile;
  • L’nfezione da Escherichia coli, che può causare diarrea grave e, se non trattata, la sindrome emolitico-uremica, una complicanza che può causare insufficienza renale

Coprocoltura positiva: cosa fare?

Se la coprocoltura risulta positiva, il medico ne valuterà l’esito per identificare il batterio responsabile dell’infezione e stabilire il trattamento più adeguato. 

In genere, sulla base dei risultati di un antibiogramma, viene prescritta una terapia antibiotica mirata.

In caso di positività a batteri produttori di tossine il trattamento può variare ulteriormente, e richiedere ulteriori esami e accertamenti, soprattutto nei soggetti a rischio di complicanze renali o disidratazione.

È tuttavia sempre fondamentale seguire attentamente le indicazioni del medico, evitando l’autosomministrazione di antibiotici ed evitare per quanto possibile la diffusione dell’infezione, in particolare prestando attenzione alle normali norme igieniche.

La coprocoltura è dolorosa?

Assolutamente no. La coprocoltura è un esame non invasivo e assolutamente indolore, che si basa sull’analisi di un campione di feci ottenuto con la normale defecazione.

Alcune domande che potresti avere