Chi ha seguito una dieta restrittiva conosce bene la sfida di non riprendere subito il peso perso. Negli ultimi anni, il metabolismo e le strategie per ottimizzarlo sono diventati temi centrali. Tra i concetti più discussi, troviamo la reverse diet e il reset metabolico. Ma di cosa si tratta esattamente? In questo articolo esploreremo cosa sono e come funzionano.
Come funziona la reverse diet
La reverse diet (o ‘’dieta inversa’”), come suggerisce il nome, è una dieta al contrario, ovvero una strategia alimentare che prevede un graduale aumento delle calorie dopo un periodo di restrizione calorica (come in una dieta ipocalorica). Il suo obiettivo è quello di evitare il recupero rapido del peso (effetto yo-yo) e ristabilire il metabolismo basale, ovvero l’energia necessaria per le funzioni vitali a riposo, senza compromettere i progressi ottenuti durante la dieta. È comune, infatti, che nelle persone che devono perdere molto peso il percorso sia lungo e dopo alcuni mesi di dieta si verifica un “adattamento metabolico”, ossia un adeguamento del corpo alle calorie introdotte con un conseguente risparmio di energia ed un arresto della perdita di peso. La reverse diet si basa sull’idea che il metabolismo basale, ovvero l’energia necessaria per le funzioni vitali a riposo, sia regolato da una soglia biologica. Secondo questa teoria, aumentando gradualmente l’apporto calorico, questa soglia potrebbe spostarsi verso l’alto, consentendo al corpo di gestire un maggiore consumo di calorie senza ingrassare.
Quando fare la reverse diet e a cosa serve
La reverse diet è consigliata quando si desidera un ritorno graduale ad un’alimentazione più equilibrata, con l’obiettivo di adattare il metabolismo ad un apporto calorico più alto. Può essere utile a chi ha seguito una dieta restrittiva per un lungo periodo e vuole evitare un rapido recupero del peso perso.
La reverse diet funziona?
Sebbene sia supportata da diverse esperienze pratiche e testimonianze positive, attualmente, non ci sono prove scientifiche definitive che confermino la teoria del “reset metabolico” proposto dalla reverse diet. Il metabolismo, infatti, è influenzato da fattori complessi come genetica, massa muscolare e livello di attività fisica, e non può essere modificato così facilmente solo con l’aumento delle calorie.

Benefici e controindicazioni
La reverse diet offre potenziali benefici, ma non è priva di limitazioni. Per ottenere risultati ottimali, è fondamentale seguire un piano alimentare, possibilmente sotto la guida di un esperto.
- Benefici: la reverse diet può aiutare a ridurre l’effetto yo-yo, prevenendo un rapido recupero del peso dopo una dieta dimagrante. Questo approccio è utile in particolar modo per gli sportivi, soprattutto per coloro che praticano bodybuilding, che desiderano mantenere il peso e la massa muscolare senza aumentare la percentuale di grasso corporeo. Inoltre, può essere utile per migliorare la percezione e il controllo sul cibo e la gestione dell’appetito, in coloro che hanno sviluppato un rapporto malsano con il cibo a causa di diete troppo severe.
- Controindicazioni: la reverse diet richiede tempo, pazienza e disciplina, poiché i risultati sono graduali e potrebbero risultare frustranti per chi cerca soluzioni veloci. Questo approccio non è adatto a tutti, in particolar modo a coloro che soffrono di disturbi alimentari o particolari condizioni di salute; in questi casi, è fondamentale seguire la dieta sotto supervisione medica. Inoltre, un aumento non monitorato delle calorie potrebbe causare errori di calcolo, con il rischio di raggiungere un peso indesiderato.
Cos’è il reset metabolico
Il reset metabolico è un concetto che si basa sull’idea che, dopo un lungo periodo di restrizione calorica, il metabolismo possa rallentare, rendendo più difficile mantenere o perdere peso. Il reset metabolico suggerisce che un aumento graduale dell’apporto calorico, possa riavviare il metabolismo ad un livello più alto, permettendo al corpo di bruciare più calorie senza accumulare grasso. L’aumento graduale delle calorie, come avviene nella reverse diet, può prevenire il rallentamento estremo del metabolismo e favorire un recupero più sano del peso senza compromettere il controllo del grasso corporeo e, riducendo l’effetto yo-yo.
Esempio di reverse diet
La reverse dieta prevede un aumento progressivo delle calorie, soprattutto dei carboidrati. Un approccio comune consiste nell’aggiungere circa 20-25 g di carboidrati (equivalenti a 80-100 kcal) un giorno a settimana, fino a raggiungere, dopo 7 settimane, un incremento settimanale di 560-700 kcal rispetto all’inizio. Dalla settimana 8 alla 14, si continua con lo stesso schema, fino ad arrivare ad un apporto calorico stabile e adeguato.
FONTI:
- Müller, M. J., Bosy-Westphal, A., & Heymsfield, S. B. (2010). Is there evidence for a set point that regulates human body weight? F1000 Med Rep, 2, 59. https://doi.org/10.3410/M2-59
- Blomain, E. S., et al. (2013). Mechanisms of weight regain following weight loss. ISRN Obesity, 2013, 210524.

Manuela Amato è una nutrizionista specializzata in pazienti cardiopatici.
Laureata in Alimentazione e Nutrizione Umana, ha sei anni di esperienza presso il Centro Cardiologico Monzino-IRCCS di Milano.
Ha conseguito un Dottorato in Terapie Avanzate Biomedico-Chirurgiche e continua a formarsi per mantenere aggiornate le sue competenze nel campo nutrizionale.