Salmone in gravidanza: come mangiarlo? Quanto?

Il salmone in gravidanza può essere consumato in sicurezza se ben cotto e conservato correttamente. È una fonte di proteine, omega 3 e vitamina D, ma va evitato quando crudo o affumicato per il rischio di contaminazioni.

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salmone in gravidanza

Il salmone in gravidanza può essere consumato, purché cotto completamente e accuratamente. 
È infatti un alimento nutriente che fornisce acidi grassi omega 3, vitamina D e proteine di qualità, ma crudo può comportare problemi anche molto gravi.

Il salmone in gravidanza: si può mangiare?

Sì, il salmone in gravidanza si può mangiare, ma solo se è ben cotto e se proviene da fonti sicure
È infatti un pesce ricco di proteine ad alto valore biologico e di acidi grassi omega 3. 
Tuttavia, come per altri alimenti di origine animale, il consumo di pesce crudo o poco cotto può esporre a infezioni come la listeriosi o la toxoplasmosi, potenzialmente pericolose in gravidanza, ed è dunque fondamentale prendere delle precauzioni.

Durante la gravidanza il salmone va consumato solo dopo una cottura completa, in cui l’alimento raggiunga temperature pari ad almeno 70 °C. 

I benefici del salmone nell'alimentazione della donna in gravidanza

Il salmone in gravidanza è considerato un pesce nutriente e “sicuro”, purché consumato cotto
Fornisce infatti proteine complete, contenenti tutti gli amminoacidi essenziali, che contribuiscono alla crescita dei tessuti fetali. 
È inoltre una fonte di acidi grassi omega 3, in particolare DHA (acido docosaesaenoico) ed EPA (acido eicosapentaenoico). 
Questi grassi “buoni” sono fondamentali nell’alimentazione in gravidanza, poiché partecipano alla formazione del sistema nervoso e della retina del feto.
Il salmone apporta anche:

  • Vitamina D, necessaria per l’assorbimento del calcio e per la mineralizzazione delle ossa;
  • Iodio, necessario per il funzionamento della tiroide, la cui attività aumenta fisiologicamente durante la gestazione;
  • Selenio e ferro, necessari per la produzione di emoglobina;

Dal punto di vista energetico, il salmone è più calorico rispetto ad altri pesci come la sogliola o l’orata. Tuttavia, nelle giuste quantità resta comunque perfettamente compatibile con una dieta equilibrata in gravidanza. 

La frequenza e le porzioni consigliate di salmone in gravidanza

In genere si consiglia di inserire il pesce, compreso il salmone, per due o tre volte alla settimana, in porzioni di 100-150 grammi circa. Tuttavia non possiamo dare indicazioni precise in tal senso perché tutto dipende sia dalle condizioni della gestante, sia dalla dieta nel suo contesto.

Per questo motivo, è essenziale chiedere un supporto ad un nutrizionista.

salmone in gravidanza

Quali sono i rischi del consumo di salmone in gravidanza?

Il principale rischio legato al consumo di salmone in gravidanza riguarda la possibilità di contaminazioni microbiologiche o chimiche, che possono compromettere la salute del feto anche in maniera grave. 

Tra le infezioni più temute c’è la listeriosi, causata dal batterio Listeria monocytogenes. Tale batterio può essere potenzialmente presente nel salmone crudo, affumicato o conservato a lungo in frigorifero, senza seguire perfettamente le norme igieniche
Questa infezione può provocare:

  • Aborto;
  • Parto prematuro;
  • Nei casi più gravi, infezione neonatale. 

Anche la toxoplasmosi, sebbene il salmone non sia un ospite naturale del parassita Toxoplasma gondii, può potenzialmente insorgere in caso di contaminazione crociata, ad esempio tramite utensili o superfici non igienizzate correttamente.

Un altro rischio è la potenziale presenza dell’Anisakis, un parassita che può annidarsi nei pesci crudi non abbattuti o poco cotti, causando disturbi gastrointestinali anche gravi. 
Il parassita muore, e dunque diviene innocuo, solo a seguito della cottura o dopo l’abbattimento, ovvero il congelamento a temperature inferiori a -20 °C per almeno 24 ore.

Inoltre, occorre citare che il salmone può contenere tracce di metalli pesanti e altri agenti inquinanti ambientali come mercurio o diossine, sebbene i livelli siano generalmente bassi rispetto ad altri tipi di pesce.

Insomma, per ridurre i rischi in gravidanza, è consigliabile scegliere salmone cotto completamente, fresco e proveniente da allevamenti certificati.

Come consumare il salmone in gravidanza?

Il salmone in gravidanza può essere inserito con sicurezza nella dieta solo se viene trattato, cotto e conservato correttamente. 

La cottura elimina i microrganismi e i parassiti che possono potenzialmente contaminare il pesce, mentre il salmone crudo o affumicato è estremamente rischioso, e rientra tra le cose da non mangiare in gravidanza
Inoltre, il salmone cotto non deve essere tenuto in frigorifero per più di 24 ore, e quello scongelato non può essere ricongelato. 

Salmone cotto: modalità sicure di consumo

In gravidanza il salmone deve essere sempre consumato cotto.
La temperatura interna consigliata che è necessario raggiungere è pari ad almeno 70-75 °C, che consente di eliminare batteri e parassiti. Sono adatte diverse modalità di preparazione: al forno, alla griglia, in padella o al vapore. Una possibile ricetta è quella del salmone al cartoccio, facendo attenzione a cuocerlo accuratamente. La carne deve risultare “opaca” e facilmente sfaldabile.

Si consiglia invece di evitare la frittura, che potrebbe peggiorare l’insorgere di nausea in gravidanza, essendo una preparazione particolarmente “pesante”. 

Il salmone crudo o affumicato: perché evitarlo durante la gravidanza?

Il consumo di salmone crudo in gravidanza è sconsigliato per la possibile presenza di microrganismi patogeni.

Anche se in Italia la legge prevede l’abbattimento del pesce crudo destinato al consumo, non sempre è possibile verificare che le procedure siano state rispettate tutte, o che non siano avvenute contaminazioni successive.
Per questo, occorre evitare di consumare salmone crudo, anche sotto forma di sushi, carpacci e tartare.

Il salmone affumicato presenta ulteriori criticità. 
L’affumicatura a freddo, ovvero la più comune, avviene a temperature insufficienti a eliminare completamente i batteri. Non solo. La Listeria, infatti, può sopravvivere e moltiplicarsi anche in frigorifero. Si tratta di un potenziale rischio che permane anche se il prodotto è confezionato o conservato sottovuoto. 

Se si desidera sapere cosa mangiare in gravidanza per ridurre il più possibile i rischi è possibile consultare il nostro articolo dedicato e rivolgersi ad un nutrizionista.

Alcune domande che potresti avere