Tempo di protrombina: esame, valori e interpretazione dei risultati
Il tempo di protrombina è un esame del sangue che misura la velocità del sangue nel coagulare. Valori alti o bassi possono indicare la presenza di patologie e un maggiore rischio di emorragie o trombosi.

Il tempo di protrombina è il parametro che indica quanto impiega il sangue a formare un coagulo. Esaminarlo permette di individuare eventuali alterazioni della coagulazione e individuare possibili patologie.
Cos’è il tempo di protrombina?
Con tempo di protrombina si intende l’intervallo necessario al sangue per formare un coagulo dopo una lesione.
La sostanza coinvolta in questo processo è appunto la protrombina, detta anche fattore II. Si tratta di una glicoproteina prodotta dal fegato.
Quando un vaso sanguigno si rompe, la protrombina viene convertita in trombina, la quale trasforma il fibrinogeno in fibrina, creando una rete di filamenti che “stabilizza” il coagulo e arresta la perdita di sangue.
Il processo interessa diversi fattori della coagulazione, tra cui fibrinogeno, protrombina, fattore V, VII e X. Alcuni di essi dipendono dalla vitamina K per attivarsi, motivo per cui una sua carenza può alterare i tempi di coagulazione.
L’esame del tempo di protrombina: come funziona
L’esame del tempo di protrombina è un un esame del sangue che misura in quanti secondi il plasma forma un coagulo dopo l’aggiunta di alcuni reagenti specifici.
Si esegue su un campione di sangue che in genere viene prelevato da una vena del braccio, come avviene per gli esami del sangue, o, in alcune circostanze, tramite una piccola puntura che viene fatta su un polpastrello di un dito.
In laboratorio al campione vengono aggiunti calcio e tromboplastina, ovvero sostanze che stimolano la coagulazione, e si calcola il tempo necessario alla formazione di fibrina, ovvero la proteina che stabilizza il coagulo.
La procedura è non invasiva e indolore. L’esame dura pochi minuti e comporta al massimo un lieve fastidio nella zona della puntura, e/o la comparsa di un piccolo ematoma.
Non sono richieste preparazioni particolari, anche se spesso l’esame viene programmato al mattino a digiuno, in modo da rendere i risultati più affidabili, e soprattutto se assieme all’esame del tempo di protrombina sono programmate altre analisi, come l’emocromo.
In alcuni casi il test può essere eseguito a domicilio con dispositivi portatili. In questi casi si punge un polpastrello con l’aiuto di un piccolo ago, e si pone una goccia di sangue su una striscia reattiva. Il dispositivo calcola il risultato nel giro di pochi minuti.
Quanto costa l’esame del tempo di protrombina?
In genere l’esame del tempo di protrombina ha un costo che si aggira attorno ai 5 euro, a seconda del laboratorio.
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il nostro articolo sul costo degli esami del sangue.
Quali sono i valori di riferimento e l’INR per il tempo di protrombina?
I valori di riferimento del tempo di protrombina, i cosiddetti “valori normali”, si collocano generalmente tra 11 e 13 secondi.
Tuttavia, per minimizzare le differenze che possono esservi tra laboratorio e laboratorio, i risultati vengono spesso espressi anche come INR (International Normalized Ratio). Si tratta di un indice che, appunto, standardizza le misurazioni.
Negli individui sani che non assumono farmaci anticoagulanti, l’INR atteso per il tempo di protrombina è compreso tra 0,9 e 1,3.
In chi segue una terapia anticoagulante, invece, i valori di riferimento cambiano, e sono in genere compresi tra 2 e 3-3,5 a seconda della terapia.

Il tempo di protrombina alto: cosa significa, e quali sono le cause?
Un tempo di protrombina alto indica che il sangue impiega più tempo del normale a formare un coagulo. Si tratta di una condizione che, di fatto, aumenta il rischio di sanguinamenti e può essere dovuta a diverse cause.
La causa più comune di un tempo di protrombina alto è l’assunzione di farmaci anticoagulanti orali, che bloccano l’attivazione dei fattori della coagulazione che dipendono dalla vitamina K.
Altre possibili cause comprendono:
- Le malattie a carico del fegato, come la cirrosi epatica, la steatosi epatica o l’epatite. Questo avviene poiché gran parte dei fattori coagulativi viene prodotta, appunto, a livello epatico;
- Carenza di vitamina K, che può essere a sua volta dovuta ad una scarsa assunzione tramite la dieta, un ridotto assorbimento da parte dell’intestino, oppure dall’ostruzione delle vie biliari;
- Ridotta sintesi o eccessivo consumo dei fattori coagulativi;
- Uso o abuso di alcuni farmaci, come gli antibiotici.
Per quanto riguarda i sintomi di un tempo di protrombina alto, possiamo ricordare:
- Sanguinamenti frequenti;
- Perdita di sangue dal naso;
- Gengive sanguinanti;
- Eccessiva comparsa di lividi;
- Anemia;
- Perdita di sangue tramite feci e urine;
- Mestruazioni eccessivamente abbondanti.
Dunque, quando preoccuparsi in caso di tempo di protrombina alto? In genere, qualunque alterazione va segnalata tempestivamente al medico.
Tempo di protrombina basso: cosa significa, e quali sono le cause?
Un tempo di protrombina basso significa che il sangue coagula più rapidamente rispetto al normale. Si tratta di una condizione potenzialmente pericolosa, poiché può causare un aumento del rischio di formazione di trombi, ovvero coaguli che possono ostruire vene e/o arterie con conseguenze anche molto gravi.
Tra le cause più frequenti possiamo ricordare:
- Eccessivo apporto di vitamina K, in genere causato da un abuso di integratori, mentre più raramente da diete errate;
- Anche alcune terapie farmacologiche, e in particolare utilizzo di barbiturici, contraccettivi orali e trattamenti ormonali sostitutivi a base di estrogeni;
- Presenza di alcune malattie autoimmuni, come il lupus o l’artrite reumatoide.
Le conseguenze sono legate, appunto, alla tendenza a sviluppare coaguli anche qualora non ve ne sia bisogno. Dunque, le potenziali conseguenze possono comprendere:
- Trombosi venosa;
- Embolie.
Perché è importante monitorare il tempo di protrombina
Monitorare il tempo di protrombina è necessario per prevenire potenziali complicanze, che possono essere legate sia a sanguinamenti eccessivi in caso di TP alto, sia alla formazione di trombi in caso di TP alto.
Questo parametro permette di verificare se il meccanismo emostatico funziona in modo corretto, cioè se l’organismo è in grado di fermare una perdita di sangue in maniera corretta.
Inoltre, fornisce indicazioni potenzialmente utili in presenza di sintomi sospetti, come sanguinamenti insoliti o comparsa di ecchimosi frequenti, e viene impiegato:
- Nella valutazione della funzionalità epatica, dato che il fegato produce diversi fattori della coagulazione;
- Prima degli interventi chirurgici, per ridurre il rischio di complicanze.
Cosa fare se i valori non sono nella norma?
Se i valori del tempo di protrombina non rientrano negli intervalli considerati normali, è necessario individuare la causa.
- In caso di TP più alto rispetto alla norma siamo in presenza di coagulazione rallentata, con maggior rischio di emorragie. In questi casi il medico può ridurre il dosaggio di eventuali anticoagulanti assunti per via orale, o indagare la presenza di malattie epatiche, carenze di vitamina K o altre condizioni che compromettono i fattori della coagulazione;
- Se invece il tempo di protrombina risulta troppo basso, il sangue coagula rapidamente e aumenta la probabilità che si formino dei trombi. In questo scenario il medico può modificare eventuali terapie farmacologiche in corso, verificare l’assunzione di farmaci che accorciano il PT (per esempio contraccettivi orali o barbiturici) e controllare la dieta, con particolare attenzione a un eccessivo apporto di vitamina K.
Fonti:
- Akbar Dorgalaleh, Favaloro, E. J., Mehran Bahraini, & Rad, F. (2020). Standardization of Prothrombin Time/International Normalized Ratio (PT/INR). International Journal of Laboratory Hematology, 43(1), 21–28. https://doi.org/10.1111/ijlh.13349
- Yang, R., Zubair, M., & Moosavi, L. (2024, January 23). Prothrombin Time. Nih.gov; StatPearls Publishing. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK544269/